Ieri sera, 6 marzo, sono rimasto inquieto per diverse ore. La data di oggi, 7 marzo, rimbalzava nella mia mente come dovessi ricordare qualcosa di importante e non ricordavo cosa... e non ricordavo il perché.
Un compleanno? Ma di chi? Un anniversario? Un centenario? Torno indietro al 1924... al 1824... al 1724... e il pensiero corre ai miei vecchissimi studi pre-chimici e in particolare a Kant, nato il 22 aprile di quell' anno. Non di lui si trattava, tuttavia.
Solo dopo qualche esitazione risolvo l'inghippo, ripensando alla tesi che scrissi per conseguire il magistero in scienze religiose, nel lontano 2008, dedicata al Lauda Sion Salvatorem: compendio poetico della teologia tomista sull'Eucaristia.
Ascoltiamo il testo dell'inno, musicato da Mendelssohn, in una solenne cantata per soli, coro e orchestra che commentai due anni prima, nelle note di libretto di un cd.
Ecco!!! Il 7 marzo 1274 nacque al cielo San Tommaso d'Aquino! Sono trascorsi ormai 750 anni dalla dipartita del maggior filosofo e teologo dell'Età di Mezzo, spirato nell'abbazia di Fossanova, sulla strada che l'avrebbe condotto al secondo concilio di Lione, convocato da Gregorio X per discutere di una riforma della Chiesa (... semper reformanda!), di un accordo con i Cristiani ortodossi e dell'eventualità di una crociata per liberare Gerusalemme dal dominio dei Saraceni.
Al concilio avrebbe riabbracciato il suo maestro, Sant'Alberto Magno, il doctor universalis; e avrebbe incontrato il francescano San Bonaventura da Bagnoregio, il doctor seraphicus, che sarebbe morto il 15 luglio del medesimo anno.
Giovane rampollo della famiglia dei conti di Roccasecca, Tommaso fu destinato alla carriera ecclesiastica sin da fanciullo, secondo una consuetudine del tempo; fu novizio nel monastero di Montecassino e poi studente di teologia a Napoli, ove rimase affascinato dall'Ordine mendicante dei frati Predicatori - detti Domenicani, dal nome del fondatore, lo spagnolo San Domenico di Guzman.
La vocazione fu contrastata dalla famiglia - secondo un copione che si ripropone intatto nei secoli, ma in questo caso vinse lo Spirito. Tommaso fu allora a Parigi e a Colonia come allievo di Alberto Magno; e su indicazione di questi tornò sulle rive della Senna come docente di teologia. Lasciò definitivamente la Francia solo nel 1272, per trasferirsi prima a Napoli e poi di là presso il castello della sorella Teodora.
La biografia del Santo è tratteggiata in modo mirabile da molti autori dell'Ordo Predicatorum; da filosofi, come Maritain; da scrittori, come Louis De Wohl, di cui lessi a suo tempo il romanzo storico La liberazione del gigante (Rizzoli, 2002), del quale colgo qui l'occasione per suggerire la lettura.
Nel seguire le vicende dell'imperatore Federico II e di San Tommaso, lo scrittore (e astrologo) ungherese si cimenta in una narrazione appassionata che tenta di far breccia nel cuore del problema da cui è nata tutta la civiltà europea: il rapporto tra fede e ragione.
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Per scrivere il mio lavoro, mi sono immerso a suo tempo nella lettura di opere più impegnative: passi della Summa theologiae e della Summa contra gentiles; commentari agli scritti di Tommaso di autori successivi, tra i quali papa Leone XIII - che lo indicava agli studenti di teologia quale modello da seguire nell'enciclica Aeterni Patris. Lo stesso fecero i padri conciliari in Optatam totius (n. 16), documento che il Vaticano II ha dedicato alla formazione presbiterale.
E di tutto questo, che cosa (mi) resta? Pensando a Tommaso, sovvengo le appassionate esclamazioni di stupore e di meraviglia di don Angelo Secolini, mio professore di metafisica, che parlando di Dio prendeva a prestito da Aristotele alcune espressioni in greco e poi traduceva: "Colui che per essenza è! Tommaso aveva capito tutto! Era davvero un genio, quello là...".
Proseguendo, come non pensare alla tenerezza dei ritratti di Beato Angelico, che dell'Aquinate ci restituisce le sembianze e soprattutto il pensiero, sublimato in pittura.
E a scuola? Beh, io insegno biologia, chimica e non parlo certo degli scritti sull'alchimia a lui attribuiti. Lascio ai colleghi di filosofia la trattazione del suo pensiero, di solito ricondotto a qualche sottolineatura sul problema dell'ente e dell'essenza e alle cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio.
Ma chi racconterà mai, invece, il Tommaso mistico? Quello stesso Tommaso che, terminato il trattato sull'Eucaristia, lo depone ai piedi del Crocifisso e da Questi si sente dire: "Bene hai scritto di me, o Tommaso! Qual ricompensa desideri?". E il santo risponde: "Null'altra ricompensa se non Te, Signore". E il Tommaso poeta così conclude il Lauda Sion: "Tu nos pasce, nos tuere, Tu nos bona fac videre in terra viventium."
Scrivi, Marco, scrivi! Che sia di chimica, di teologia, di musica o di storia dell'arte, fatto con la tua competenza e il tuo sguardo sulla vita, sarà bellissimo! Grazie e buon weekend!
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