Un anno fa usciva "Incoscienze naturali" (ed. La Bussola, Roma): trovate la copertina alla vostra destra e clikkando su di essa vi rimando al sito dell'editore. Intanto vi invito anche a rileggere il primo post che ho dedicato a questa mio piccolo lavoro: QUI.
Passeggiando in via Mezzaterra a Belluno, trovo ancora esposto il libro in vetrina - e di questo ringrazio Edda con Alberto. Cercandolo on-line, lo si trova su Amazon, su Unilibro, su Hoepli, su Feltrinelli, su Ebay, su molti altri siti e anche su Google-Books.
Dopo un anno, ormai è un lavoro vecchio: sto già pensando al prossimo, senza contare che almeno quattro bozze diverse già giacciono incompiute nella memoria del mio computer e una mia collega ne ha resuscitata una quinta (dedicata agli elementi chimici e a semplici esperimenti realizzabili in un laboratorio scolastico per quelli più noti). Ma non so decidermi. E anche se mi decidessi, dove troverei il tempo?
Tutto è rimandato a giugno, dopo gli scrutini, durante gli esami. Nell'attesa che il sole dell'estate illumini la mia creatività, il mio umore cade e si annega nelle pozzanghere che riempiono le strade in questi giorni di pioggia. Le ferite dell'anima tornano a bruciare e i sogni spezzati fanno male, come vecchie fratture, mai ricomposte, ad ossa sempre più curvate da un tempo che - ineluttabile - passa e consuma.
A quarantacinque anni si è vecchi per pensare a certi percorsi: così rispondevo a due colleghi, lo scorso lunedì mattina, in altrettanti momenti diversi della giornata, mentre mi tornava in mente quell'imbecille che dieci anni fa mi rispose che dovevo pensare al matrimonio invece che alla laurea in farmacia.
Così mi rispose nientemeno che la responsabile della didattica di facoltà di un noto ateneo del civilissimo (e bigottissimo) Nord Italia. Quale sia, ormai non ha importanza. Ho cestinato l'email e me ne sono pentito: avrei dovuto stamparla e mandarla con raccomandata A/R al rettore del medesimo ateneo. Oppure ai giornali. O al Presidente della Repubblica.
Ho lasciato perdere e ho fatto bene. Ho dato l'addio alla farmacia e a tutti gli altri miei progetti. Bea merda! - direbbero in Laguna. E purtroppo non è d'artista.
Marco...per favore, a quarantacinque anni NON si è vecchi e tanti percorsi sono ancora apertissimi! Lascialo dire a me che di anni ne ho MOLTI di più!
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