lunedì 26 agosto 2024

La virtù di potare i rami secchi...

... e così tra poche ore si riprende, sottovoce, con una breve lezione di ripasso e qualche esercizio. Tutto sommato, meglio così: in ferie non sono andato e mi sono riposato leggendo, curando i fiori in giardino e sperimentando una ricetta di una zuppa di pesce alla maniera russa di cui forse vi dirò o forse no. Ho fatto una vita molto casalinga: niente camminate in montagna (non posso stare in quota, con l'ipertensione), niente visite a città d'arte. Solo libri e fiori.


Un'amica di vecchia data mi ha scritto per chiedermi se avevo una registrazione di un concerto del 2015, nel quale è stato eseguito lo Stabat Mater di Pergolesi. Al concerto è stata premessa la lettura di una poesia scritta da quest'amica che reinterpreta lo spirito dell'antica sequenza con parole moderne, alle quali in quell'occasione ho prestato la voce.

Devo dire che è stata davvero brava a ricordarsene: ma a distanza di così tanto tempo non so se ho voglia di far sapere al mondo che in una vita precedente mi sono dedicato anche a quelle cose. Come ho già detto, con la musica ho detto "basta" anni fa e lo ribadisco: mi è capitata una sorte non dissimile a quella di Darwin, di Castellani, di Schroedinger... più studiavano il mondo naturale e più perdevano il gusto per la musica. 

Così è stato pure per me, ancorché su una scala assai più modesta - passatemi il termine: lillipuziana. Ho perso il gusto anche per molte altre cose: per la religione (da quando un prete mi disse che i laici non avevano bisogno di studiare troppe cose di Dio), per la chimica (ben prima che l'insigne accademico mi dicesse che puzzavo troppo da prete per rimanere in università), per lo studio strutturato (quando la responsabile didattica della facoltà di Farmacia di un noto ateneo qua vicino mi ha scritto rispondendo alla mia richiesta di informazioni per l'iscrizione che era ora di pensare al matrimonio... e nel leggere la risposta le ho augurato tutto il male possibile, cosa della quale non me ne pento affatto).


A tagliare rami secchi ho guadagnato serenità. Non so il perché: ma piante, fiori, minerali... mi donano pace. Come entrare nel silenzio della mia casa dopo una giornata di lavoro. E i suoni della natura sono sicuramente più piacevoli e distensivi di quel fracasso che qualcuno vuol chiamare arte. Libero di farlo, come io sono libero di distaccarmene.

Tra una magagna e l'altra, mi accorgo che molti dispiaceri mi hanno fatto invecchiare precocemente anche se qualcuno si ostina a dirmi che sono ancora giovane. Per l'INPS sicuramente si, sono ancora un lattante... ma all'invecchiare comincio a pensare da un po'. 

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