Tra i libri che ho letto nei giorni scorsi, voglio ricordare il seguente:
Guardando la copertina, con quel "Viandante sul mare di nebbia" di Caspar David Friedrich (1774-1840), mi piace pensare ad Humboldt tra le Ande mentre contempla da lontano il Chimborazo... tuttavia, prima di suscitare le ire degli storici dell'arte, ricordo che il pittore certamente non voleva rappresentare quello.
Tornando al volume, dico: peccato che non si trovi più in commercio e che me lo sia procurato nel mercato dell'usato, grazie a mio fratello e alla sua abilità di internauta. Chissà che non sia ripubblicato nel 2026, anno che segna il terzo centenario dalla nascita del protagonista, uno dei padri della moderna geologia: James Hutton (1726-1797).
La biografia del personaggio è piuttosto semplice: nato in una famiglia benestante, rimasto orfano di padre, poté comunque studiare e conseguire il baccalaureato all'Università di Edimburgo e la laurea in medicina a Leida - dove il grande Hermann Boheraave (1688-1738) aveva fondato una scuola di rinomanza transcontinentale, tanto da essere noto nella lontana Cina come il medico dell'Europa.
Ritornato in Scozia, perfezionò un metodo per produrre il sal ammoniaco a partire dalla fuliggine. Il sal ammoniaco o cloruro di ammonio (sale di ammonio dell'acido cloridrico) era utilizzato al tempo in metallurgia come fondente, dai fabbri nella saldatura e in medicina a piccole dosi (da 0.2 a max 1 g, oltre è tossico) come espettorante e acidificante delle urine. Era ottenuto bruciando lo sterco di cammello o distillando l'urina putrida con sale marino e così fino all'avvento dell'industria del gas illuminante; vicino ai vulcani attivi (come nei Campi Flegrei) si poteva recuperare presso le fumarole, ove si forma per sublimazione.
Hutton realizzò il suo metodo su scala industriale insieme a un collaboratore: questo gli garantì delle rendite che reinvestì acquistando un podere. Egli lo fece quindi coltivare apportando una serie di miglioramenti all'agricoltura tradizionale: divenne così un gentiluomo di campagna con tanto tempo a disposizione da investire nello studio sperimentale della chimica e della mineralogia.
Condivideva le osservazioni con i grandi esponenti dell'Illuminismo scozzese: Joseph Black, James Watt, Adam Smith, William Cullen e altri; forse anche con il filosofo David Hume, di cui Black era medico personale.
Invitato ad esporre i risultati delle sue ricerche di fronte al pubblico, elaborò una "Teoria della Terra" che superava le tesi nettuniste di Werner e l'idea di un pianeta di soli seimila anni creato da Dio il 23 ottobre 4004 a.C. alle ore 12.00, come aveva calcolato l'arcivescovo James Ussher qualche decennio prima.
Le sue teorie suscitarono scalpore e negli anni a venire furono attaccate dai nettunisti; sopravvissero grazie a un'opera divulgativa redatta dall'amico matematico John Playfair (1748-1819), Illustrazione della teoria huttoniana della Terra. Infine, furono riprese da Charles Lyell (1797-1895) nei suoi "Principi di geologia" e quindi da Darwin. In Italia furono divulgate dal mineralogista Scipione Breislak (1750-1826) e quindi dal bassanese Giovanni Battista Brocchi (1772-1826), uno dei fondatori della paleontologia.
1826: un anno che ritorna più e più volte in questo breve sommario di una delle mie letture estive. Chissà che il 2026 non costituisca l'occasione per celebrare quale centenario e rilanciare ulteriormente lo studio delle Scienze della Terra.
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