venerdì 24 aprile 2020

Camillo Golgi, chi era costui?

"Scusi professore, lei che è italiano, mi può spiegare cosa significa il nome latino Golgi?" - Si tratta di una domanda plausibile per uno studente americano che, pur avendo incontrato molto spesso il termine "Golgi", in locuzioni come Golgi complex o Golgi apparatus, non ha mai sentito parlare di Camillo Golgi (1843-1926), tanto da ritenere più probabile che si tratti di una parola latina di cui ignora il significato piuttosto che di uno scienziato in carne e ossa. 



Tra le molte cause che contribuirono ad appannare la figura di Camillo Golgi, vi è certamente il suo ostinato rifiuto della "teoria del neurone" (secondo la quale il sistema nervoso è composto da unità cellulari indipendenti anche se reciprocamente connesse tra loro), sostenuta dallo spagnolo Santiago Ramòn y Cajal, con il quale Golgi condivise il premio Nobel per la medicina nel 1906. Nella stessa edizione del premio, Giosuè Carducci vinse quello per la Letteratura. 

La teoria del neurone si impose nel corso del XX secolo e divenne il paradigma fondamentale delle neuroscienze: la sconfitta scientifica di Golgi (se di sconfitta si può parlare) ebbe il sapore della beffa, in quanto proprio i suoi studi furono tra i contributi più rilevanti per l'affermarsi della teoria da lui tanto avversata. 

Il professor Paolo Mazzarello, ordinario di Storia della Medicina all'Università di Pavia, ha tracciato la biografia scientifica di Golgi in un volume dall'ampio respiro, dal titolo: "Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi" - Bollati Boringhieri, prima edizione: 2006; seconda edizione: 2007.

Obiettivo dell'autore è recuperare la perduta identità storica di questo grande ricercatore, al quale dobbiamo alcune delle più entusiasmanti scoperte nell'ambito della biologia e della medicina, alla base della moderna concezione del cervello e della cellula.



Nel suo paese natale, Corteno Golgi, gli sono stati dedicati un sentiero e un museo: il sito istituzionale lo troviamo QUI. Anche l'università dove ha studiato, lavorato e insegnato gli ha dedicato un museo, il cui sito lo troviamo QUI.

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