Il canto dell'assiolo, un rapace notturno, mi ricorda una poesia di Giovanni Pascoli, che riporto sotto, studiata in seconda liceo - quindi in un'epoca non particolarmente felice, per me.
L'atmosfera evocata dalle mute parole, carica di sinistri presagi, ben s'intona con il timbro del chiù che risuona nell'aria di una notte senza luna, come quella di ieri sera, durante la quale ho cercato di catturare - con lo smartphone - proprio quel suono nel silenzio senza traffico e senza presenza umana.
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