Condivido in questo post qualche scatto di fiori sbocciati nel sottobosco in queste settimane e li offro a chi, chiuso in casa in questi giorni, non può godere della bellezza di questa primavera, così lontana dai trilli dei violini di Vivaldi che, per quanto virtuosi, nulla sono a confronto delle vere e appaganti melodie della cinciarella di pascoliana memoria.
Mancano i bucaneve, i primi a fiorire, ma in compenso ci sono quasi tutti gli altri. Ecco qua sotto un timido esemplare di Hepatica nobilis, per cominciare.
Continuo con il dente di cane, Erythronium dens-canis (L. 1753).
Ecco la violetta, Viola odorata (L. 1753).
La primula, Primula vulgaris, tinge di giallo il colle sopra il mio orto.
La viola del pensiero spunta tra le pietre del sentiero che conducono all'orto di cui sopra e invita a dissipare i pensieri negativi che in questi giorni si sono fatti strada tra i brutti ricordi di scuola (da studente liceale) e la nostalgia di Venezia e dell'impegno nel laboratorio del "Vava".
E in questi giorni tutto il sottobosco si tinge di bianco...
... mentre in giardino fioriscono - meravigliosi - i narcisi, cantati dal celebre poeta romantico inglese William Wordsworth.
L'uomo è come l'erba, come il fiore del campo - scriveva il sapiente biblico tra i suoi vaticini. Secca l'erba, appassisce il fiore; ma la parola del Signore rimane in eterno.
Di fronte a tanta bellezza che prorompe e in un soffio scompare, ricordiamo la fragilità della nostra esistenza, appesa al filo delle mitologiche Parche e fatta per la Natura, non per quella barbarie che ci ostiniamo a chiamare ora sviluppo, ora progresso e qualche volta civiltà, capace solo di seminare la morte nel cuore di chi è invece creato per la vita.
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