venerdì 17 aprile 2020

Che brutte pesti...

In questi giorni, ho dedicato qualche ora di lezione ad approfondire le grandi pandemie nella storia: non scrivo un post dedicato, visto che un bell'articolo in merito è stato pubblicato di recente sul National Geographic, QUI.


Forse avrei inserito nella rassegna la Peste di Atene (430 a.C.), raccontata da Tucidide e cantata da Lucrezio: probabilmente si trattava di quello che oggi la medicina occidentale chiama tifo esantematico - e non di peste bubbonica.

Su Atene si abbatté all’improvviso; dapprima colpì le persone al Pireo, tanto che qui si disse che i Peloponnesiaci avevano avvelenato i pozzi (al Pireo non vi erano ancora fontane). Più tardi giunse anche nella città alta, col risultato che il numero dei morti crebbe notevolmente.

Anche la Peste Antonina (165-180 d.C.) non fu un'epidemia di peste bubbonica ma di morbillo o di vaiolo, stando alle descrizioni che sono giunte, tra cui quella di Galeno, esposta nel Methodus Medendi, che riporta tra i sintomi febbre, diarrea, infiammazione della faringe; poi eruzioni cutanee - a volte asciutte, a volte purulente - a partire dal nono giorno di malattia. Analoghe considerazioni si possono fare per la Peste di Cipriano (250).

Quella cosiddetta di Giustiniano (541-542) fu invece un'epidemia di peste bubbonica che scoppiò nell'Impero Bizantino per diffondersi in tutto il Mediterraneo, impedendo all'imperatore d'Oriente di portare a termine la riconquista delle terre occupate dai barbari.

Inizia il Medioevo, periodo che possiamo pensare (non senza far storcere il naso a qualche storico attaccato alle sue tradizioni) come compreso tra due grandi pestilenze: quella di Giustiniano, appena citata, e quella nota come Morte Nera, che colpì l'Europa a metà del XIV secolo.

La peste arrivò dapprima in Sicilia, nell'ottobre 1347, su una nave proveniente dalla Crimea che attraccò a Messina carica di marinai morti o moribondi. 

Si diffuse nel Vecchio Continente con una velocità impressionante e uccise circa un terzo dell'intera popolazione europea. 


Fino a tutto il Seicento, l'Europa ha dovuto convivere con ondate pressoché regolari di peste; la popolazione ha impiegato quattro secoli a tornare ai livelli precedenti il 1350. 

Della Peste di Milano (1630) ha ampiamente scritto Manzoni nei Promessi sposi: QUI avevo riportato le riflessioni in merito che l'autore pone sulle labbra a Don Ferrante.

La grande Peste di Londra (1665-1666), l'ultima di una serie di epidemie di peste bubbonica cominciata nel 1499, uccise circa il 20% dei londinesi. 

Cominciò ad attenuarsi all'inizio del 1666 per poi placarsi del tutto dopo il grande incendio che nel settembre di quell'anno distrusse la città.

In quei mesi si colloca la celebre quarantena di Isaac Newton nella campagna di Wholstorpe, presso la tenuta di famiglia: durante quel periodo di lontananza forzata dall'Università di Cambridge, il giovane studente pose le basi della teoria della gravitazione e del calcolo delle flussioni - come lui chiamava le nostre derivate.

L'ultima grande pestilenza europea fu quella di Marsiglia del 1720. In altri continenti, la peste continuò (e continua) a mietere vittime: fu nel corso di un'epidemia nel Sud Est asiatico che Yersin isolò e descrisse il bacillo responsabile, precedendo di poco Kitasato. Ne dissi QUI.

Nel XIX secolo in Europa fece la sua comparsa il colera; e nel XX fu l'influenza (prima la spagnola, poi l'asiatica, etc.) a mietere milioni di vittime, accanto all'AIDS (per la quale si contano circa 25 milioni di morti), alla sifilide e alla tubercolosi.

La lotta tra microbi e uomo è un continuo susseguirsi di battaglie, alcune vinte dal progresso della Medicina (basti pensare ai successi conseguiti con il vaccino contro il tetano, la difterite, il vaiolo, la poliomielite, etc.); ma la guerra, quella no. La vinceranno i microbi: anche se il genere umano dovesse estinguersi, essi continueranno ad esistere e ad abitare il nostro pianeta. Sono arrivati prima loro e loro saranno gli ultimi ad andarsene.

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