In una giornata come questa, nella quale dimentichiamo facilmente gli ottant'anni dell'entrata dell'Italia - monarchica e sabauda prima ancora che fascista - in una guerra scellerata e fratricida che tanto stuzzicava il re prima ancora che il capo del governo di allora, dovremmo riflettere sui pericoli connessi ad un pensiero unico (azzurro, nero, verde, rosso o di che colore più vi aggrada) che domina le masse e le imbonisce a suon di propaganda, di ventri pieni e di giochi vuoti, di paure di morti che non risorgeranno per nascondere incubi peggiori che potrebbero fare anche più male.
"Ogni disco è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni immagine è stata ridipinta, ogni statua e ogni edificio è stato rinominato, ogni data è stata modificata. E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto. La storia si è fermata. Nulla esiste tranne il presente senza fine in cui il Partito ha sempre ragione" (G. Orwell, 1984).
Quando si invocano il rogo dei libri, l'abbattimento di monumenti, la distruzione di sculture ed opere d'arte, ecco che la tirannide è vicina. E' l'ineluttabile destino della democrazia che decade, come profetizzava Platone ne La repubblica: "così muore la democrazia, per abuso di sé stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo" (cfr. Platone, La repubblica, Libro VIII).
Dies magna et amara valde...
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