giovedì 4 giugno 2020

Stilla dopo stilla...

Come possiamo leggere qua e là nel web, da Wikipedia a siti più specifici dedicati alla Divulgazione della Chimica (divulgazione con la D maiuscola, non come la mia), il carbonato di calcio, CaCO3, è il sale di calcio dell'acido carbonico, ove entrambi gli ioni idrogeno sono sostituiti: si dice pertanto che è un sale bibasico. 

A temperatura ambiente, esso si presenta come un solido bianco, insolubile in acqua: una sospensione in acqua ha pH alcalino, essendo il carbonato di calcio il sale di un acido debole (acido carbonico) e di una base forte (idrossido di calcio).

In natura è costituente di molte rocce (marmo, calcari, travertino) ed è utilizzato da organismi viventi per costruire strutture di sostegno e di protezione, come le conchiglie dei molluschi di mare e di terra, o i gusci delle uova di gallina (come abbiamo imparato dalla vecchia pubblicità...).


Come tutti i carbonati, si decompone per riscaldamento e forma ossido di calcio (la vecchia calce viva) e anidride carbonica. 

Il carbonato di calcio reagisce con gli acidi, a freddo, liberando anidride carbonica con effervescenza.

In natura, reagendo con acque ricche di anidride carbonica (soluzioni acquose di acido carbonico), esso forma idrogenocarbonato di calcio, Ca(HCO3)2, un sale che esiste solo in soluzione. 

CaCO3 + H2O + CO2 --> Ca(HCO3)2

Se l'acqua evapora, l'idrogeno carbonato si decompone liberando anidride carbonica e il carbonato di calcio precipita. 
                                                        Ca(HCO3)--> CaCO3 + H2O + CO2

Questa reazione, descritta un po' sbrigativamente (ma la chimica francamente mi interessa fin là), sta alla base della formazione di grotte all'interno delle quali crescono, goccia dopo goccia, stalattiti e stalagmiti che, nel tempo, si uniscono per formare colonne, alcune alte anche decine di metri.

Ho notato che anche nella vecchia cantina, trasportato dall'acqua che infiltra silenziosamente stilla dopo stilla, l'idrogenocarbonato di calcio si decompone lentamente in anidride carbonica e carbonato di calcio, il quale sta lentamente ricoprendo la marna di una parete a vista, tracciando disegni affascinanti che nulla hanno da invidiare a quelli di molte celebri grotte sparse per la Penisola.


Osserviamone i dettagli...


... e le geometrie.



Il colore bianco risalta bene su quello più scuro delle marne.




Davvero pare di essere in una piccola grotta come quelle che invito i miei alunni ad andare a visitare durante le vacanze: Oliero, Frasassi, Postumia e soprattutto la Grotta Gigante fuori Trieste, per citarne alcune tra le più significative e comode. 


Nell'attesa di tornarci, mi godo la mia miniatura, dono di Madre Natura ad un piccolo professorino di una provincia ai confini del mondo, innamorato perso delle Scienze Naturali...

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