Nei giorni scorsi, ho dedicato qualche nota di approfondimento allo zolfo e ai suoi composti. Già in altri post ho ricordato più volte l'importanza di questo elemento per l'industria e per la vita e come la fonte principale sia costituita oggi dai processi di desolforazione dei carburanti e dei combustibili.
Nelle lezioni di scuola ricordo piuttosto come molti depositi di questo elemento si rinvengano in aree interessate da fenomeni vulcanici. Qualche volta, per televisione, è possibile ammirare rari documentari su tali aree, alcune delle quali si trovano anche nella penisola italiana, come la Caldara di Manziana o la Solfatara di Pozzuoli - che ispirò il poeta romano Virgilio per descrivere l'ingresso all'Ade nel sesto libro dell'Eneide: lo zolfo è da sempre l'elemento associato agli inferi, come già dissi QUI.
Nel video seguente riporto un frammento trasmesso su Rai 3 nella trasmissione domenicale Kilimangiaro, avente per oggetto il Kawah Jien, vulcano indonesiano dal quale gli autoctoni recuperano zolfo destinato alle industrie della Cina: l'elemento occorre nella vulcanizzazione della gomma, nella produzione di fiammiferi e dell'acido solforico.
In natura, lo zolfo si combina con i metalli per formare i solfuri, con l'idrogeno per formare l'acido solfidrico e con l'ossigeno per dare anidride solforosa - come quella emessa dall'Etna in questi giorni, nel corso della prima eruzione del 2022.
In particolare, Gunther Wachtershauser, chimico e impiegato all'ufficio brevetti di Monaco, rilevò l'importanza dei cicli ferro-zolfo nel generare condizioni estreme (acide) di basso pH e alta concentrazione di metalli pesanti che possono, tuttavia, sostenere serie di reazioni che portano alla formazione di acido acetico, acido piruvico, amminoacidi e acidi grassi.
In ambienti naturali definiti da simili condizioni si osserva un alto livello di diversità microbica e si evidenzia quanto sia estremamente robusta la vita e come rapidamente essa possa adattarsi a diverse condizioni, anche ostili per forme più evolute.
I microrganismi acidofili rappresentano un possibile esempio di metabolismo primordiale, sopravvissuto fino ad oggi dall'inizio della vita della Terra.
Il campo idrotermale Dallol è una remota area vulcanica della depressione settentrionale della Dankalia in Etiopia, di cui ho già detto in passato e su cui mi piace tornare - tanto è il fascino che suscita in me questo luogo unico. Esso ospita spettacolari tumuli (attivi e inattivi), terrazze, croste metalliche e concrezioni derivanti dalle interazioni tra sorgenti termali sulfuree, soluzioni saline e processi di ricristallizzazione guidati da acque idrotermali, degassamento e rapida evaporazione.
Circondata da un'ampia regione salina, l'area di Dallol è uno dei luoghi più caldi e acidi (pH <1.0) del globo che può potenzialmente ospitare la vita nelle sue forme più antiche. Nell'articolo linkato in fondo al post, i ricercatori presentano i risultati preliminari sul campo e analitici ottenuti sui campioni raccolti durante le recenti campagne sul campo - alcune delle quali condotte anche da italiani, quali gli Autori dell'articolo linkato sotto, guidati dalla professoressa Cavalazzi dell'Università di Bologna.
Le caratteristiche geologiche, geochimiche e mineralogiche del Dallol e la sua posizione chiusa al vulcanismo basaltico regionale di importanza su scala planetaria lo rendono un analogo adatto ai paragoni con gli antichi ambienti marziani.
La scoperta della presenza su Marte di vasti depositi di solfati noachiani (risalenti cioè a circa 4 miliardi di anni fa) e ossidi di ferro, rende gli ambienti acidi e ricchi di solfati, interessanti per ricercare la presenza di forme di vita sia sul pianeta rosso sia negli analoghi terrestri di Marte.
Fonte: QUI
Buon weekend!
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