sabato 28 maggio 2022

Rose in giardino e spine nell'anima

Maggio, mese dei fiori e delle rose - che sbocciano e rallegrano la vista, l'olfatto e anche tutto il resto se unite al silenzio rotto solamente dal melos degli uccelli. 

Peccato per spiacevoli ricordi che ogni tanto rispuntano a turbare i miei pensieri: ricordi di persone, conosciute in tempi lontani e tristi, che hanno approfittato della loro posizione per fare del male a chi - come me - non poteva altro che subirne la cattiveria e le frustrazioni. 

Mi ripeto spesso: bisogna non essere come loro. Non accettare il male, non fare il male, non trincerarsi dietro alla falsità e alla ipocrisia in giacca e cravatta - oppure in tailleur adornato di collane e pendagli ad elefante - di chi va a teatro e recita la parte del pio padre di famiglia - o della devota sposa e madre - e continua a recitare tutti i giorni, ogni ora e ogni minuto, pure in camera da letto, vestendo il costume dei sacerdoti dell'ideologia borghese e nascondendo sotto quei paramenti, negli abissi dell'anima, la mediocrità di un'esistenza vissuta all'insegna della menzogna, annegata negli adulteri e nei tradimenti, nei desideri repressi e nei successi mai conseguiti, nella volontà castigata dalla buona famiglia, dal matrimonio col vestito bianco e dal mito del posto fisso statale con tanto di benedizione.

Scusate, cari lettori, ma a tutto ciò preferisco la Natura che si veste a festa per salutare la bella stagione: di verde e di rosso, di rosa e di giallo; e alla noia della musica e dei concerti preferisco il canto del merlo e talvolta il gracidare delle rane - il cui ascolto mi risolleva dall'aver ingoiato inutili e indigesti rospi in ossequio a una morale ormai malata terminale, a cui sarà negata anche l'unzione degli infermi.








Buona domenica!

4 commenti:

  1. Mi spiace per questi ricordi spinosi... Buona domenica a te. Secondo me sei una gran brava persona!

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    1. Come ho scritto nel post che segue a questo, quei ricordi sono "sfregi nell'anima" che non si cancelleranno mai. Ci sono persone che purtroppo sono libere di sfogarsi su chi non può difendersi. Io ho subìto gli sfoghi di alcune di "queste", quando ero liceale, e non sono stato tutelato da nessuna istituzione: famiglia, scuola, chiesa o stato. Ho smesso di credere nelle istituzioni anche per questo. E quei miserabili concentrati di cattiveria, a distanza di tempo, sono ancora là che girano per la piazza del paesotto, ingioiellate come madonne napoletane per la processione del venerdì santo, a sputar sentenze dall'alto dell'esperienza di vite vissute all'insegna dell'ipocrisia e di una mediocrità nauseante.

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  2. Ho letto il post successivo a questo e mi ha confermato l'impressione che ho avuto spesso leggendoti, che tu abbia dentro una grossa ferita che ancora duole insieme a tanta rabbia. Mi dispiace molto per questo e per il fatto che, come scrivi, non hai avuto il conforto di veri maestri cui fare riferimento.
    Qui però vorrei dirti, se posso, che insieme a questa cocente sofferenza, vedo sempre in te tante cose belle: passione per ciò che fai, un' immensa cultura e talora anche una delicatezza poetica soprattutto nell'osservare la natura e l'arte. Mi dirai che ciò non cancella il passato ed è vero. Ma la tua ricchezza umana e culturale può farti guardare a te stesso e alla tua vita con maggiore speranza, nel nome di quello Spirito che invocheremo tra non molti giorni, e che soffia dove vuole con suprema libertà, più grande e più potente di qualsiasi sofferenza che ti è stata inflitta.
    Spero di non essere stata indiscreta, Marco. Puoi anche non pubblicare questo commento, se credi. Mi basta che tu lo legga. Ciao!

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    1. Gentile Annamaria, ti ringrazio per il messaggio di commento. Tante cose belle non bastano a coprire ferite insanabili inferte da persone infami che null'altro scopo mostrano di avere se non di seminare l'inferno nella vita altrui.
      E quel che più mi disgusta è che l'ipocrita morale predicata da certi pulpiti mi vorrebbe imporre di non dire che conoscere queste persone è stato un grande dispiacere. Non solo non dirlo: ma nemmeno pensarlo. Oh, il Vangelo! Oh, la misericordia! Oh, il perdono! Oh, l'amoreeee! Oh...
      Per me non si tratta di voler male, di desiderare giustizia o di bramare vendetta, ma solo di non voler intessere certi rapporti e relazioni. Non mi pare di chiedere poi tanto. E invece no, in questa società malata non possiamo impedire al vizio di omaggiare la virtù, per dirla con La Rochefoucauld.

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