Agli inizi del XIV secolo, Johannes Zacharias Actuarius (1275-1328) scrisse "De urinis", un trattato che guidava il medico alla corretta esecuzione dell'esame delle urine. Il testo fu ristampato più volte, fino a tutto il XVI secolo; ispirò altri autori per opere analoghe.
Ecco una curiosa "ruota delle urine per diagnosi medica" e relativa tabella dei colori con spiegazioni. Ogni colore corrisponde a un grado di miscela (cioè "digestione") della materia residua e indica quindi uno stato normale o patologico dell'organismo.
L'immagine è tratta da Ulrich Pinder, "Epiphanie medicorum. Speculum videndi urinas hominum. Clavis aperiendi portas pulsuum. Berillus discernendi causas & differentias febrium"- Friedrich Peypus per l'autore, Norimberga 1506.
Nella medicina premoderna, l'urina del paziente era raccolta in un vaso apposito, chiamato matula, dall'evoluzione della quale si è giunti fino alla nostra provetta (con fondo semisferico o conico, con orlo normale o svasato).
Nelle intenzioni del diagnosta medievale, l'esame di una matula contenente urina avrebbe potuto dire molto sulla dieta e sulla salute del paziente, se fosse stato adeguatamente idratato o quanto bene funzionavano i suoi reni; se il paziente soffrisse di ittero o se avesse avuto la glicemia alta.
Come è noto, anche la moderna analisi chimica dell'urina può rivelare una vasta gamma di morbi e di afflizioni. Secoli fa, prima che tali test diagnostici diventassero disponibili grazie al progresso della chimica analitica e delle tecniche di laboratorio - e prima che ci fossero microscopi, esami del sangue e raggi X, - l'urina era l'unico fluido corporeo che poteva essere analizzato in modo affidabile. Era trasparente o torbida, aveva colori e sedimenti diversi.
Aveva un odore unico e poteva anche essere assaggiata: il diabete mellito (mel-mellis, in latino significa miele) era così chiamato perché le urine erano particolarmente dolci, a differenza di quelle emesse da un paziente affetto da diabete insipido (che non avevano sapore).
I primi test analitici per trovare il glucosio nelle urine risaliranno agli inizi del XIX secolo, sfruttando la fermentazione (Magendie) oppure la capacità dell'aldoso di ridurre lo ione rameico a ione rameoso in ambiente alcalino (Fehling, Benedict).
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