sabato 27 novembre 2021

Amare per sempre - ma non la guerra...


Apro il post con la scena conclusiva di "Amare per sempre", un film del 1996 ispirato alla giovinezza di Ernst Hemingway (1899-1961).

Il 6 aprile 1917, gli USA entrarono nella Grande Guerra come potenza belligerante e inviarono le loro truppe in Europa. Hemingway si arruolò volontario e fu destinato al corpo della Croce Rossa Americana con destinazione finale Schio, ai piedi del monte Pasubio, sul fronte italiano.

Nella notte tra l'8 e il 9 luglio del 1918 fu colpito dalle schegge di una granata austriaca. Il corpo di un soldato italiano, il fante Fedele Temperini, gli fece da scudo salvandogli la vita. Rimase tuttavia ferito: fu soccorso e trasportato a Milano, dove subì un intervento chirurgico. Rischiava l'amputazione, scongiurata dalle amorevoli cure di un'infermiera, Agnes von Kurowsky, che disinfettò e fasciò l'arto - salvandolo dalla cancrena incipiente.


Nei tre mesi di degenza presso l'ospedale, lo scrittore si infatuò della ragazza e successivamente celebrò tale primo amore nelle pagine di A farewell to arms - Addio alle armi, pubblicato nel 1929, al quale si ispira il film di cui sopra. Non è l'unico film a trarre ispirazione dalla vicenda: una pellicola con Gary Cooper - che trovate integralmente QUI - risale al 1932; un'altra versione risale al 1957, con la partecipazione di Vittorio De Sica e Alberto Sordi.


Ah, alle riprese del 1957 partecipò anche un ventottenne di nome Carlo Pedersoli - studente di chimica mancato, campione di nuoto e oggi ricordato come Bud Spencer - nei panni di un carabiniere che compare nella scena della corte marziale, intenta a mitragliare sentenze di morte per fucilazione ai danni di disertori e di disfattisti.


E qui, nella finzione della narrazione, gli italiani non ci fanno di certo una bella figura, preoccupati del fatto che uno straniero di chissà dove indossa un'uniforme italiana e non è capace di fare il saluto italiano, mentre fanno fucilare un chirurgo stanco delle assurdità della guerra (...a che serve?), accusandolo di essere un sobillatore tedesco che incitava alla resa.


Ad una digressione sulla Grande Guerra ho dedicato un paio d'ore di lezione l'altro giorno, approfondendo gli aspetti più tecnologici concernenti gli aggressivi chimici (di cui qualcosa dissi QUI), i nuovi esplosivi, i solventi per cristallizzarli, i lanciafiamme utilizzati per stanare il nemico nelle trincee; ma anche - vorrei dire: soprattutto - i farmaci usati negli ospedali da campo, la totale assenza di antibiotici, le malattie infettive dilaganti tra i soldati costretti a vivere in condizioni precarie, la fame e la denutrizione, l'epidemia di influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 ha prolungato la sofferenza delle popolazioni già stremate dagli eventi bellici.


Lo schema manoscritto riorganizza le informazioni che ho raccolto da più fonti, tra le quali:
- E. Molinari, Trattato di Chimica Generale e Applicata all'industria, Hoepli, Milano, 1927, volume II, tomo I;
- M. Sartori, War Gases - Chemistry and Analysis, J. & A. Churchill Ltd, Londra, 1939;
- F. Trifirò, La dualità della chimica e la Prima Guerra mondiale, in: La Chimica e l'Industria - rivista della SCI, marzo-aprile 2015, DOI: http://dx.medra.org/10.17374/CI.2015.97.2.15
- Le malattie della Prima Guerra mondiale (clikkate sul link per aprire la finestra di rimando);
- G. Bovone, La Grande Guerra e i farmacisti dimenticati, in: Rivista di Storia della Farmacia, dicembre 2018 - articolo scaricabile QUI;
- E. Latella, Marie Curie e le sue ambulanze radiologiche, in: Ruote Classiche, 7 novembre 2017, articolo consultabile QUI.
- T. Jorgensen, Marie Curie e le Piccole Curie, tradotto dal Dr. C. De Luca per il sito linkato.

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