Fa buio pesto e presto, in questi giorni di novembre - che scivolano verso dicembre e le vacanze di Natale, mentre la Terra accelera verso il suo perielio, come spiegavo stamattina ai miei discenti.
L'umidità nell'aria si fa più fastidiosa, specie per chi, come me, soffre di reumatismi e ne sopporta i dolori connessi sognando un viaggio impossibile in paesi più caldi.
A dir la verità, dovrei pensare a paesi dal clima più asciutto, ma cedo alla tentazione di immaginare un viaggio nell'America del Sud, lasciandomi trasportare dalle emozioni di alcune letture, come quella di un saggio dedicato a Von Humboldt di cui dissi QUI; oppure L'amore ai tempi del colera recentemente trasposto in Graphic Novel, pubblicato da Mondadori.
Rio de Janeiro, col suo celeberrimo carnevale e la cementificazione più selvaggia della natura che la precedeva, è forse la città-simbolo del Brasile.
Tra le tante cose, a me piace ricordare che vi fu fondato, agli inizi del XX secolo, l'Istituto Oswaldo Cruz. Nel nome, questa struttura ricorda il grande igienista carioca, allievo a Parigi presso l'Istituto Pasteur e impegnato in patria nella lotta contro gravi epidemie di peste e di vaiolo.
Per contrastare la diffusione di quest'ultima malattia, Cruz introdusse nel 1904 la vaccinazione obbligatoria dei bambini, che fu contrastata da numerose proteste e sfociò, nel mese di novembre, in rivolte di piazza, sedate dall'esercito e immortalate in vignette che potrebbero conoscere una certa attualità.
Quando nel 1908 scoppiò l'epidemia, la popolazione che prima era insorta rifiutando il vaccino stavolta scendeva in piazza a chiedere a gran voce le misure di profilassi.
Il Tripanosoma cruzi, di cui dissi QUI, oltre che in un libro pubblicato lo scorso anno e scritto a quattro mani col professor Barbazza, è stato chiamato così dal dottor Chagas in onore del suo maestro, scomparso a soli 44 anni di età.
Nel 1907, Chagas fu inviato da Cruz a studiare un'epidemia di malaria che affliggeva gli operai addetti alla costruzione di una linea ferroviaria a Lassance. Allestì un laboratorio in un vagone e una serie di osservazioni gli hanno permesso di individuare il patogeno, il vettore, i sintomi, il decorso e l'epidemiologia di una patologia nuova, oggi chiamata morbo di Chagas.
Beh, se continuo con la rassegna di malattie infettive dei paesi tropicali, credo che finirò per tenermi i dolori reumatici, per cui interrompo la disamina e immagino una corsa su un treno come quello al quale lavoravano gli operai visitati da Chagas.
Una vaporiera che corre su un binario in mezzo a una foresta lussureggiante: agli sbuffi della locomotiva, che lentamente parte e poi raggiunge il ritmo della corsa, si contrappunta un canto, intonato dai passeggeri, per la maggior parte lavoratori che vanno o che tornano dalle piantagioni. Questo è quanto cerca di cogliere Heitor Villa Lobos, il più noto compositore carioca, nella sua Fantasia sulla toccata n. 2 delle Bachianas Brasileiras, dal titolo: O trenzinho do Caipira.
Il video sopra, con le sue immagini in bianco e nero, ci porta a compiere questo viaggio cinemusicale in un Brasile ben diverso da quello delle spiagge di Copacabana, di San Paolo o di Brasilia.
Nel loro insieme, le Bachianas Brasileiras di Heitor Villa-Lobos costituiscono un gruppo di opere scritte da Villa-Lobos tra il 1930 e il 1945. Sebbene chiamati allo stesso modo, questi nove pezzi non sono destinati ad essere eseguiti continuamente, sebbene abbiano una relazione unica.
Villa-Lobos diede loro questo nome perché in tutte voleva fondere il folklore brasiliano con lo stile e il modo di comporre del compositore barocco tedesco Johann Sebastian Bach, che ammirava. Pertanto, esse non soddisfano un modello strumentale fisso, ognuno ha una formazione diversa, ensemble da camera, orchestre con vari strumenti, ecc. - sotto questo aspetto, un po' ricordano i Concerti Brandeburghesi o le Quattro Suite per orchestra.
I suoi movimenti usano la terminologia musicale barocca insieme a un termine brasiliano. Sebbene li trattasse separatamente, l'autore li chiamava sempre al plurale per designarli.
Il brano che ci trasporta a bordo di un trenino di campagna, Bachianas Brasileiras nº 2, è stato composto nel 1930, per orchestra: ha debuttato a Venezia, sotto la direzione di Alfredo Casella. E, terminato il viaggio, con questa prima assoluta, sono tornato ancora una volta a casa, in Terra Veneta.
Interessante post e video molto bello, ma scusa se cambio argomento. Giorni fa, commentando il mio blog hai detto che, in passato, suonavi a fine messa una Fuga di Haendel. E' per caso la Fuga il sol minore tratta dal Messia? Te lo chiedo perchè l'ho suonicchiata anch'io - non in chiesa - trovandola sugli spartiti solo manuali dei "Cento pezzi classici" delle edizioni Carrara. E' bellissima.
RispondiEliminaGrazie!
Buongiorno, Annamaria. Grazie per il passaggio e per il commento. Suonavo una fuga tratta dalle 8 fughe per strumento a tastiera, di solito quella in Do maggiore, molto haendeliana. Del Messiah suonavo "And with ho stripes", fuga in Fa minore del secondo atto, da cui Mozart ha tratto il soggetto per la fuga del Kyrie nel suo Requiem.
Elimina... and with HIS stripes: mannaggia al correttore automatico!
RispondiEliminaGrazie mille di queste informazioni. Non conosco la Fuga in Doi maggiore di cui parli, ma mi sono presa il piacere di andare a sentire "And with his atripes" e ho scoperto che è esattamente la fuga di cui ti parlavo, trasposta sul mio libro in sol minore.
EliminaL'ho riascoltata davanti allo spartito: è lei, nota per nota, ad eccezione del finale che qui è in maggiore. Ed è esattamente il tema del celebre Kyrie di Mozart.
Ancora grazie e buon pomeriggio!
Gentile Annamaria, puoi ascoltare la fuga di Haendel a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=iyEY9Q8SQL4 mentre trovi la partitura in questo file: https://imslp.org/wiki/A_Collection_of_7_Fughettas_(Handel%2C_George_Frideric)
EliminaHo visto tutto. Grazie mille!!!
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