In questa penultima domenica di novembre, voglio cogliere l'occasione offerta dal calendario liturgico cattolico per accostare due immagini quasi antitetiche che fanno da cornice all'angoscia e alla disperazione dell'uomo che si scopre fragile di fronte alla malattia e alla morte.
La prima immagine è quella del Giudice supremo, il Rex tremendae majestatis, invocato da Mozart nel suo Requiem con un coro a quattro voci dal sapore vagamente haendeliano, con l'incedere dei ritmi puntati e la cupa tonalità di Sol minore.
La rappresentazione, nel video, raffigura il Cristo che appare luminoso tra le tenebre del peccato e viene a giudicare i vivi e i morti (così nel Credo), accompagnato da schiere di angeli.
Il metro del giudizio è la Croce, ossia la donazione totale di sé, che - secondo la Dottrina cristiana - si realizza compiutamente sul Calvario e apre ai credenti il Regno dei Cieli (così nel Te Deum).
Salva me, fons pietatis! - invoca il peccatore di fronte al giusto Giudice. E non uattanciù, come si insegna oggi, nelle - sempre più vuote - chiese del divertimento, dell'intrattenimento e della misericordia a prezzi stracciati - mentre solo a prezzo di quel sangue l'Umanità è stata redenta, come annunciava una volta la Dottrina cristiana. Una volta, adesso è demodé.
La seconda immagine è quella della Madre pietosa - che Michelangelo rappresentò accovacciata ai piedi del Cristo giudice - salute degli infermi e rifugio dei peccatori: anche qua, la musica di Mozart, tratta dalle Litanie K 195, interpreta il sentimento dell'uomo che si scopre fragile, sia nel corpo sia nello spirito; e si fa più dolce nella consolazione e nella richiesta di aiuto. Ora pro nobis.
E proprio in onore della Salus infirmorum, i veneziani eressero una splendida basilica, su progetto del Longhena, al termine della grave pestilenza del 1630: sicuramente per ringraziare della fine di quel flagello ma anche delle eredità ricevute dai parenti morti.
L'altare, disegnato dal Longhena stesso, è sormontato da tre figure scolpite nel marmo: una bella fanciulla, allegoria di Venezia nell'atto di supplicare la Madonna col bambino che scaccia la peste, rappresentata come una vecchia e cenciosa nell'atto di andarsene.
Sotto vi è incastonata un'icona bizantina che raffigura Maria, portata da Creta a Venezia da Francesco Morosini. Buona festa della Salute ai Veneziani di oggi e di ogni tempo.
Ippolito Caffi, veduta notturna di Palazzo Ducale verso la Salute.
Mozart è immenso nell'interpretare i sentimenti dell'uomo e il rapporto col divino.
RispondiEliminaLa tua critica sulla misericordia a prezzi stracciati mi ha ricordato, invece, Bonheffer.
Buona domenica!
La mia non vuol essere una "critica", ma una presa d'atto di una situazione nella quale non mi ritrovo.
EliminaMi consolano la letteratura paolina, le lettere di Pietro e l'Apocalisse; ma anche le omelie di certi autori paleocristiani. Del loro respiro non c'è più traccia nelle comunità cristiane odierne - o quasi. Tante strutture vuote in un'epoca in cui le "anime da salvare" sono molte di più rispetto al passato.
E i "pastori" attuali che fanno? Si improvvisano assistenti sociali, sociologi, architetti, attivisti ambientali, pure medici (ma ti pare che un sacerdote o un vescovo debbano mettersi a predicare sui vaccini?). Contenti loro...
Per certi aspetti non hai torto, il panorama è molto variegato, ma a mio avviso esistono ancora comunità o luoghi in cui il primato resta alla Parola.
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