Ecco una rara foto in cui mi si vede sorridente, scattata in salotto, mentre attendevo di bere il caffè a fine pranzo.
In realtà si tratta di un sorriso piuttosto fasullo, perché sono profondamente triste: anche se non amo particolarmente il Natale, come ho già scritto altrove, non nascondo di aver intensamente goduto di questi giorni chiuso in casa a leggere e a studiare, lontano da tutto e da tutti, godendo il caldo della stufa a legna, la tazza di té alle cinque e sempre qualche cosa di speciale per cena, coronata dall'immancabile bicchierino di Montenegro (che ho ieri sera ho sostituito con due dita di Tajadea Nardini).
E così anche per quest'anno i miei felini perdono l'albero dei divertimenti, visto che ieri ho cominciato a riporne gli addobbi - dopo aver messo via le statuine del presepe. Completerò l'opera più tardi - nel pomeriggio.
Anche Babbo Natale ci fa ciao ciao, con la sua barba che fa concorrenza alla mia - ma le lattine di coca cola, in frigo, ci sono tutto l'anno. Quella che ultimamente (mi) manca troppo spesso è invece la carica, la motivazione - a meno che non faccia risuonare le corde dei miei attuali interessi e chi mi conosce sa ben quali essi siano. Che stia diventando più vecchio di quanto non lo sia già all'anagrafe?
Che dire? Natale ci ha resi tutti... no, non più buoni, ma più falsi. E nonostante mi sia risparmiato l'ipocrisia di auguri, baci e abbracci a persone che stirerei volentieri con uno schiacciasassi, devo purtroppo far finta che vada tutto bene e nascondere il mio bisogno di starmene da solo ancora per qualche tempo, nella pace e nel silenzio del mio studio, delle mie carte (non troppo sudate come vorrei), dei miei interessi che dovrò necessariamente posporre al dovere quotidiano e agli impegni già presi. Si può tradire una moglie o una fidanzata (che non ho, per fortuna), ma non la parola data.
W.A. Mozart, Concerto per pianoforte K 488 - 2 mov.
Nessun commento:
Posta un commento