sabato 12 marzo 2022

San Massimiliano patrono

In questi giorni ho riordinato alcuni vecchi volumi, soprattutto di poesia e di letteratura, i quali hanno trovato posto sulla vecchia libreria. Era quella della cameretta dove dormivo quand'ero bambino: oggi trova posto in corridoio.

Tra i diversi volumi che mi son capitati tra le mani dopo tanto tempo c'è "Profutura": una raccolta di versioni di latino a cura di Favarin e Pessolano Filos (ed. SEI). 

Tra i brani con i quali fare esercizio di traduzione dal latino all'italiano, è riportata quasi per intero la Passio Sancti Massimiliani. L'impianto narrativo del martirio di questo santo è modellato dall'anonimo autore sulla falsariga dei capitoli dei Vangeli dove si raccontano il processo e l'esecuzione della condanna di Gesù.

Qui Massimiliano, un giovane cittadino romano di Tebessa (città vicina a Cartagine), è sottoposto a giudizio per il suo ostinato rifiuto del servizio militare obbligatorio. Per intero è riportato il dialogo tra il console Dione e il ragazzo: "accipe signaculum et milita" - ordina il primo; "non milito saeculo sed milito Deo" - risponde il secondo. Trovate una parte del testo QUI.

Alla fine, giunge la condanna per decapitazione, alla quale il giovane risponde lodando e ringraziando il Signore. La sentenza è eseguita (il 12 marzo 295); anche la successiva descrizione della sepoltura ricorda molto quella narrata dai Vangeli.

Uomini che rifiutano le armi: ce ne sono sempre stati, in ogni epoca e in ogni dove, per i più disparati motivi - religiosi, ideologici, filosofici. I gruppi sociali ai quali appartenevano hanno sempre rimarcato le loro scelte come un disvalore da condannare, sia in tempo di pace sia in tempo di guerra. 

Anche la Chiesa - dall'editto di Teodosio in poi - ha condannato le scelte di chi ha incrociato le braccia di fronte alle armi, almeno fino a quando don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari, Padre Ernesto Balducci e altri sacerdoti più anonimi fecero sentire la loro voce fuori dal coro; e con essa, quella di molti intellettuali laici, alcuni ispirati a Gandhi - come il filosofo Aldo Capitini, che ispirerà a sua volta Pietro Pinna (sotto in foto, dal web), riconosciuto come il primo obiettore per motivi politici nella storia dell'Italia repubblicana.


Per motivi religiosi invece finivano in carcere moltissimi Testimoni di Geova e cristiani di varie confessioni che rifiutavano le armi coerentemente con il loro credo e il comandamento: non uccidere. Ecco un passo di don Mazzolari:

Gli obiettori condannati erano rinchiusi nelle carceri militari, sorvegliati a vista e obbligati a portare l'uniforme; solo quando uscivano per le traduzioni (passaggi da un istituto di pena ad un altro), sopra l'uniforme dovevano indossare le tute blu degli operai, mentre i polsi erano imprigionati negli schiavettoni (quelle pesanti manette a vite usate un tempo - che saranno abolite solo negli anni di Tangentopoli, perché non figuravano bene ai polsi dei colletti bianchi e dei politici indagati). 

Stando ai racconti degli stessi, che si leggono in internet o in una letteratura di nicchia che meriterebbe di essere conosciuta maggiormente, una robusta catena di ferro - fissata con appositi lucchetti - collegava un detenuto all'altro per formare una catena umana, costretta a sfilare per le stazioni ferroviarie, davanti alla folla degli immancabili ben-pensanti che volgevano altrove lo sguardo, indignati. E le traduzioni in treno (da un carcere all'altro) potevano durare moltissime ore, anche giorni: sempre con la tuta blu addosso, gli schiavettoni ai polsi e la coscienza libera

Il riconoscimento dell'obiezione di coscienza si ebbe solo mezzo secolo fa, il 15 dicembre 1972, con la Legge 772: gli obiettori - riconosciuti tali, potevano svolgere un servizio civile sostitutivo, di durata maggiore rispetto al servizio militare. 

Altri interventi legislativi importanti in merito sono la L. 230/98 e la L. 130/07 - che si occupa della revoca dello status di obiettore di coscienza per quanti scelgano di partecipare a concorsi o di svolgere impieghi che comportino il porto e l'impiego di armi. Non è il mio caso.

Nessun commento:

Posta un commento