venerdì 14 luglio 2023

Metà luglio, col bene che ti voglio...

Inizio col condividere uno scatto non mio - ma del caro collega e amico Alberto - dell'Averau.

Tra anca, ginocchio, venti chili di troppo e circa una ventina di giorni di lavoro ancora (per fortuna!!!), alla montagna non penso affatto; ed evito anche solo di concepire l'idea di una di quelle gite fuori porta - ma a portata di cittadino pantofolaio - tanto biasimate da Bepi Mazzotti in un vecchio scritto che sto scorrendo in questi giorni: La montagna presa in giro, ed. L'eroica, Milano. 

Mi godo il paesaggio della valle del Piave dal cortile di casa: luglio è per me il mese del corso di algebra - che impartisco al mattino e che preparo nelle ore pomeridiane, cercando refrigerio nelle stanze più riparate della casa, anche se apprezzo di più la stagione calda (meno dolori articolari) che l'inverno.


Avrei voglia di mare, di aria iodata, di passeggiate al mattino presto lungo la battigia; non amo spiaggia e ombrelloni, non so nuotare, vorrei andare in kayak ma tanto non se ne fa niente comunque. Troppo tardi per prenotare ed è l'n-esima estate (dal 2009) che non vado in vacanza. Non ne posso più, sto esaurendo tutte le energie. Dovrei finire un saggio, ma non ne ho le forze; avrei nuove idee da mettere su carta e poi le lascio scappare, ritendendole di poco conto.


Scruto l'orizzonte e noto un puntino luminoso brillare, subito dopo il tramonto: Venere - dea o pianeta? Non lo so, decidete voi. Io sono talmente esausto che rischio di affogare nella confusione più totale - oltre che nella pioggia caduta copiosamente nei giorni scorsi. Non ne posso più neanche di quella: e la prossima settimana, ancora ne cadrà, lavando via l'estate un po' alla volta.


E intanto Rodio, il gatto, mi guarda dall'alto in basso scomodandosi solo per comandare una razione di crocchette fresche oppure di carne. Lui si che si gode il giardino, i fiori e tutto il resto. Non mi resta altra consolazione che la regola di Ruffini...


... d'altronde, giustappunto un anno fa, scrivevo una canzone il cui ritornello diceva: "la mia vita è un'equazione e tu sei la soluzione, quel valore che dà senso ad ogni cosa...". E poi scoprivo che la x da me tanto cercata non era una soluzione reale ma complessa. Sento già in sottofondo le perculanti risatine del professor T. - personaggio che incontrerete leggendo le mie Incoscienze Naturali (link a fianco e foto sotto, tra le mani di Gugly). Se a settembre ci vedremo a scuola, vi interrogherò! Per cui: buona lettura.

2 commenti:

  1. Oddio Marco, la regola di Ruffini...che antichi ricordi mi hi risvegliato!
    E non sapevo che tu scrivessi anche canzoni...sei pieno di sorprese!
    Buon pomeriggio e non lavorare troppo, conceditelo un po' di mare!

    RispondiElimina
  2. In effetti non scrivo canzoni... Ho scritto quella! Poi ho messo su carta tante trascrizioni e arrangiamenti per coro di brani sacri e non; e un po' di musica strumentale. Peccatucci giovanili ai quali ho sottratto tempo per dedicarlo ad altre cose più appaganti.

    RispondiElimina