Mare, amore, fortuna... e non ti ho vista più...
Luglio si veste di novembre se non arrivi tu: in effetti, quassù, tra cielo coperto e pioggia incessante, sembra già autunno.
Con l'umidità e il caldo - ma non troppo, molte spore fungine s'aggirano: invadono il frigorifero, si depositano e crescono sulla frutta, attaccano le piante più delicate - le rose, i pomodori e il pesco, con la sua bolla - e speriamo non causino patologie anche in noi.
Dopo aver fatto qualche lavoro in giardino, torno in casa a rinfrescarmi. Decido di passare la serata solo, sul divano, davanti alla televisione. Niente vestaglione di flanella, niente frittatona di cipolle, niente familiare di Peroni gelata: ma il pigiama, qualche cioccolatino e una grappa.
Divano e tv, quindi: ho visto per l'ennesima volta Indiana Jones e l'ultima crociata. Mentre riguardavo la scena girata a San Barnaba in Venezia cominciavo a chiedermi perché dovevo guardare un film americano datato, diretto da un (eccellente) regista non cristiano, per sentir parlare dell'ultima cena del Nazareno con i discepoli, di Sant'Anselmo e di Carlo Magno, di penitenza in ginocchio e del nome di Dio in latino.
Nella parte finale del film, è ripreso - seppur in modo velato ma neanche tanto - il severo monito paolino, dalla prima lettera ai cristiani di Corinto (11,27-29): chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore; [...] mangia e beve la propria condanna.
Ispirato da San Paolo, scriverà poi San Tommaso d'Aquino: sumunt boni, sumunt mali, sorte tamen inaequali, vitae vel interitus. Pur senza esplicitare le citazioni, nella scena del ritrovamento del Graal, la diversa sorte che tocca ai malvagi o ai buoni di fronte al sangue di Cristo è mostrata in tutta la sua drammaticità. Mors est malis, vita bonis...
Il film è stato trasmesso proprio il primo luglio, mese che un tempo la chiesa cattolica dedicava al Sangue di Cristo - e che la più moderna chiesa del uattanciù dedica invece a vari intrattenimenti estivi e ai campi scuola, come se peccato e grazia fossero andati in ferie (o in cantina, chiusi in qualche scatolone di robe vecchie). Che dite: ci rivediamo ad agosto per gli esami di riparazione o direttamente a settembre?
E intanto, sempre pensando al Sangue di Cristo, quello che potrebbe far arrossare le ostie in taluni presunti miracoli, sempre da verificare, qualche volta potrebbe essere ricondotto a un fenomeno biochimico che vede protagonista il batterio Serratia marcescens, scoperto due secoli fa dal chimico e farmacista veneto Bartolomeo Bizio (1791-1862).
Tale enterobatterio Gram negativo, che prospera in ambienti umidi, poco acidi e ricchi di amido, produce un pigmento colorato chiamato prodigiosina; oltre a far arrossare le ostie e la polenta, vive occasionalmente sulle superfici delle docce e di altri sanitari; può causare rare infezioni, anche piuttosto serie (attenzione a tettarelle e biberon dei neonati...).
A Bizio dobbiamo anche importanti studi sulla porpora di Tiro, il colorante un tempo ricavato dalla lavorazione dei murici e oggi ottenibile per bromurazione dell'indaco.
Nessun commento:
Posta un commento