La malinconia mi assale in queste piene giornate d'autunno. Le ore trascorrono e non liete, fa sempre più freddo e l'umidità penetra. Cominciano i dolori, ma torturano di più i mali morali e il continuo riproporsi di un copione vecchio ma mai troppo consumato.
Mi dispiace aver trascorso proprio il giorno del genetliaco lontano dagli amici... avrei avuto bisogno di un'ombra in compagnia, di ascoltare una parola di conforto e non di subire ancora una volta quel familiare silenzio così violento; di musi lunghi e di televisione sintonizzata sulle repliche di stupidi telefilm.
I miei anni migliori sono caduti, come foglie al vento: i miei progetti e le mie speranze sono appassite come i fiori in giardino e mi è pure negato il diritto di non credere a menzogne antiche e nuove.
Mi pento e mi dolgo con tutto il cuore di non aver lottato abbastanza, di essermi lasciato demolire da persone che non meritano nulla - neanche il mio odio, perché l'odio suppone considerazione da parte mia e io la mia considerazione non gliela voglia più dare. A loro accordo il mio augurio di vivere a lungo nell'ergastolo della loro imbecillità e che il tempo lasci al coro degli altri, da cui ora amano ricevere giubilanti gli osanna, intonare un lugubre miserere.
Intanto, nell'attesa dell'inverno, ascoltiamo l'Agnus Dei di Samuel Barber, versione vocale del celebre Adagio per archi... miglior colonna sonora per questi giorni non potrebbe essere stata scritta.
L'Agnus Dei di Barber è sublime.
RispondiEliminaMa Marco, se mi posso permettere, non parlare di te al passato come se non avessi davanti una vita ancora ricca di possibilità. Non dimenticare che sei giovane !