Stamattina il mio risveglio è stato così... bianco e blu: è arrivata una spolverata di neve ad annunciare l'inverno ormai imminente. C'è chi parla già di Natale, che rima con vacanze; c'è chi parla di sci, che si contrappone a cioccolata calda; c'è chi parla di viaggi e io ribatto con casa e fuoco acceso. E libri da leggere di cui faccio scorta.
Intanto in classe ho iniziato la giornata illustrando il primo paragrafo del terzo capitolo del libro di biologia che ho adottato per la seconda, incentrato su un argomento sempre molto attuale: i virus.
Rivedo ora i vecchi post nei quali ho già richiamato questo termine, a cominciare da QUI - dove trovate una sommaria descrizione, che ho ripreso e ampliato in Vita e morte nell'invisibile (2020) e che ho presentato con tanto di animazione.
Noto nel frattempo il mutare delle risonanze mediatiche: dall'Iraq alla Siria e da questa all'Afghanistan, da Greta alla pandemia, dalla guerra in Ucraina a Gaza. Molta sofferenza non trova più diritto d'asilo sui media: i curdi, gli armeni, gli afghani, i siriani, il Sudan meridionale e altre zone dell'Africa, dove venti di guerra continuano a imperversare e la violenza scatena la sua furia contro le donne e i bambini; ma anche contro i giovani privati di un futuro e costretti a migrare; e contro i più vecchi che non hanno più anni da vivere per desiderare un futuro di pace.
Su tutti, i nemici invisibili incombono e le malattie si diffondono: patogeni vecchi e nuovi collaborano con la selezione naturale, alla quale siamo soggetti anche noi, al pari di altri animali e di tutti gli altri viventi: la gran falce che pareggia tutte le erbe del prato, scriveva Manzoni. Gran falce, si: ma senza martello.
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