Toccare con la lingua i poli di una pila da 9 V, come mostrato in foto, è una prova (quasi una bravata) che suggerirei di non fare, al fine di evitare una bella scossa che potrebbe rivelarsi non solo fastidiosa, ma anche dolorosa. La lingua è anche il muscolo più resistente del corpo umano, ma è comunque ricca di terminazioni nervose.
Nella storia dell'elettrologia, quanto mostrato ha tuttavia un posto di rilievo poiché la lingua fu il primo "tester" descritto da Alessandro Volta (1745-1827) nelle sue opere.
Volta fu particolarmente colpito dalla lettura del Commentarius che il bolognese Luigi Galvani pubblicò nel 1791, in cui descrisse gli esperimenti con i muscoli delle rane, che si contraevano al contatto di due metalli diversi.
Tali esperimenti sono ben descritti nel seguente video del sistema museale dell'Università di Pavia, di cui Volta fu rettore e titolare della cattedra di fisica sperimentale. Lasciamo la parola alla narrazione di Fabio Bevilacqua, professore ordinario di Storia delle scienze presso il medesimo ateneo.
Quali coppie? Bisognava sperimentare e misurare; ma sperimentare significa comunicare e mettere nelle condizioni il lettore di poter rifare gli esperimenti e riprodurre i medesimi risultati. Che cosa usare allora al posto dei muscoli delle rane per misurare l'elettricità prodotta dal contatto tra coppie di metalli? La lingua è un muscolo, abbiamo detto, il più resistente del corpo umano, facilmente accessibile... lasciamo allora la parola allo stesso sperimentatore e leggiamo due pagine (207-208) tratte dalla seguente opera.
... da queste osservazioni, Volta trasse poi l'idea di costruire un organo elettrico artificiale, costituito da una serie di dischetti di zinco, rame e cartone imbevuto di acqua salata, impilati l'uno sull'altro. Una pila di dischetti capace di generare elettricità in modo continuo, grazie al contatto tra metalli (ciascuno con un suo potenziale redox, riportati nella tabella in basso) che genera una differenza di potenziale (ddp) capace di mettere in moto ordinatamente le cariche elettriche.
Tale ddp non va confusa con la forza elettromotrice (fem) che forza non è, non misurandosi in newton ma in volt, corrispondente al rapporto tra il lavoro L compiuto per spostare le cariche e la quantità di carica spostata q: V = L/q
La ddp è la componente utile della fem, dalla quale bisogna togliere la corrente i dissipata dalla resistenza interna R del generatore: ddp = fem - iR
La fem potrebbe essere intesa quindi come la massima differenza di potenziale misurabile ai capi del generatore.
Fonti
- http://ppp.unipv.it/VoltaGalvani/Pagine/PrincipRif.htm
- Halliday, Resnick, Walker, Fondamenti di fisica, 6^edizione, Casa Editrice Ambrosiana
- Volta, op. cit.
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