giovedì 12 novembre 2020

Chiacchierando...

Ho letto anche in questi ultimi tempi l'appello a diffidare di una Scienza che, di fronte al Mondo e alla Storia, ha la pretesa di sostituirsi a Dio. L'allarme è lanciato e amplificato da persone di diversa formazione culturale e di diversa estrazione professionale (giuristi, filosofi, teologi, professionisti della comunicazione, etc.), ma li reputo abbastanza affini - politicamente parlando.

Premetto che dovremmo discutere sul significato dei termini in maiuscolo: non lo faccio per un'esigenza di brevità ma suppongo che con la parola Dio sia da intendersi colui il quale era chiamato dallo scienziato e filosofo giansenista Pascal: "il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti... il Dio di Gesù Cristo" (lunedì 23 novembre 1654).

Personalmente ritengo che non ci sia nulla da temere se non il rischio di confondere "scienza" con "scienze" e queste con la "tecnica". E soprattutto temo si rischi invece di fare un minestrone di "scienziati", di "tecnici" e di "tecnocrati" che cercano il loro quarto d'ora di celebrità mediatica. 

La "scienza" non si può sostituire a Dio, non ha come scopo la salvezza dell'anima e nemmeno la felicità eterna nell'Aldilà (o preti! Ricordateci che "meta della nostra fede è la salvezza delle anime", 1Pt 1,9: capisco che dal 2013 a oggi vi piacciano di più la demografia e le politiche internazionali, ma siete stati formati per occuparvi di anime, non di masse e di geografia economica...). 

Ciascuna scienza si occupa di aspetti particolari dell'aldiquà: la botanica delle piante, la mineralogia dei minerali, la zoologia degli animali, la micologia dei funghi, etc. 

Ciascuna scienza matura un patrimonio di conoscenze sempre nuove che, per sua natura, appartiene alla comunità scientifica (non ci sono scienziati più scienziati di altri, se non per ragioni politiche, partitiche e di carriera) e che prelude al progresso frutto di studi successivi. Ma da qui a sostituirsi al Creatore (per chi creda in un Creatore, chiunque egli sia: JHWH, Brahma, Pangu, Amaterasu, etc.) è lunga: anche un non credente, da buon seguace di Cartesio e del suo dubbio metodico, farebbe fatica ad accordare cieca fiducia alla "scienza" e ai suoi laici "sacerdoti". Chi lo facesse, incorrerebbe nel pericolo di assumere, oltretutto, un atteggiamento antiscientifico: quanto duro è stato il cammino che ha portato il libero pensiero a sottrarsi all'autorità degli antichi e quanto triste sarebbe se tale cammino terminasse nel rinunciare alla libertà conquistata per sottomettersi all'autorità dei moderni e dei contemporanei. Rileggiamo Freeman Dyson, QUI.

Nel caos di questa pandemia - caos alimentato dai media e dagli opinionisti - abbiamo visto "virologi", "epidemiologi", "infettivologi" e quant'altro sfilare per televisione, abbiamo sentito le opinioni (anche contrastanti tra loro) di tutti e non abbiamo capito che le uniche misure adottabili (e adottate di fatto) sono quelle che si attuano in questi casi, almeno da quando Girolamo Fracastoro (medico veronese del XVI secolo) ha enunciato la dottrina del contagio

"De contagione et de contagiosis morbis" fu pubblicato a Venezia nel 1546: vaiolo, morbillo, tubercolosi, sifilide, antrace e peste si aggiravano per l'Europa funestando campagne e città - come il professor Barbazza e io abbiamo raccontato di recente in una pubblicazione che trovate QUI

Immancabile, a questo punto, un pensiero a Manzoni e al suo racconto della Peste di Milano, oggetto di continui studi non solo letterari ma anche scientifici, come potrete apprendere vedendo il breve video che merita cinque minuti del nostro tempo.


C'è poco da fare (per noi comuni mortali): distanza sociale, mascherina, igiene personale. Lavatevi le mani, ammoniva Semmelweis. Niente di tanto diverso dalle abluzioni e da certe altre prescrizioni che velatamente leggiamo in modo non troppo dissimile, ad esempio, anche nella Legge mosaica (in Levitico, Numeri e Deuteronomio). 

Se poi il politico ha il suo scienziato di fiducia (vorrei dire: di corte) e lo investe di un'aura sacerdotale, questo è un altro paio di maniche che con la scienza - e le scienze - non ha nulla a che vedere.

Per concludere, ad essere sincero e onesto fino in fondo, non mi preoccupa tanto che si faccia della Scienza una religione (avrebbe pochi adepti e non durerebbe troppo nel tempo): temo di più che si trasformi la Religione in una (pseudo)scienza - umanistica, economica, ecologica, demografica, filantropica, etc. Io non ne sento il bisogno, ma a questo punto mi fermo: ognuno pensi in merito quello che vuole. Purché pensi. Grazie per essere arrivati alla fine.  

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