Raccolgo in questo post una serie di fotografie, scaricate qua e là dal web, che mostra il nero volto della repressione delle proteste per la mobilitazione dei giovani riservisti, costretti a indossare una divisa per partecipare coattamente a un'operazione militare da loro stessi non voluta. Così è, da sempre: le guerre - dei ricchi, degli oligarchi, degli aristocratici - sono combattute dai figli dei poveri.
L'Occidente ha chiuso le frontiere ai commerci, togliendo a molti di questi giovani la possibilità di fuggire dalla tenaglia della coscrizione obbligatoria (quella che a più di qualcuno piacerebbe che tornasse anche qui) e negando loro il diritto a non essere strumenti di morte contro il loro volere e i loro valori.
Non mi fa paura la violenza della guardia pubblica in tenuta antisommossa, ma la rassegnazione, la disperazione, la tristezza, la rabbia di questi giovani a cui è negata la possibilità di sperare e di costruire un futuro di pace. Sono giovani, come lo siamo stati noi e come quelli che incontro tutti i giorni: con i blue jeans, lo smartwatch, le timberland, i capelli rasati o spettinati; e qualcuno a casa da amare.
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