Dedico il post di oggi a Karen Blixen (1885-1962), nel sessantesimo anniversario della morte. Tutti conosciamo le pagine autobiografiche de La mia Africa, se non altro per lo splendido film che ne è stato tratto, con Robert Redford e Maryl Streep, le cui magiche inquadrature sono accompagnate dalla musica sublime di John Barry (e di Mozart: eccovi l'Adagio del concerto per clarinetto).
Trovo interessante soffermarmi sulla sua vita, a cominciare dalla figura paterna, quella di un avventuriero che trascorse parte della sua esistenza tra i nativi nordamericani, dopo aver combattuto a fianco dei francesi nella Guerra franco-prussiana, aver visto il fallimento della Comune a Parigi e aver impugnato le armi per i turchi contro i russi.
Una volta tornato in Danimarca, suo paese di origine, l'anticonformista Wilhelm Dinesen sposò una donna educata all'insegna del luteranesimo più severo, Ingeborg Westenholz e si stabilì in una tenuta a trenta chilometri da Copenaghen, dove nacque Karen (detta affettuosamente Tanne) e dove ella crebbe, con due fratelli e due sorelle.
Il padre di Karen morì suicida quand'ella aveva solo nove anni: sembra che avesse contratto la sifilide e che non volesse terminare i suoi giorni nella pazzia e nell'infermità a cui il decorso di questa malattia condannava chi la contraeva - prima delle importanti scoperte di Schaudinn, Wasserman e di Erlich.
Karen continuò a ricevere l'educazione tipica di una fanciulla danese del suo tempo: religione, economia domestica, lingue, letteratura, filosofia e arte. Nel 1910 compì il gran tour nelle maggiori città europee e fu introdotta nei buoni salotti - che non amava frequentare. Nel 1912 fu a Roma, con il fratello Thomas - di sette anni più giovane. Intanto aveva cominciato a scrivere i primi racconti.
Si innamorò di un parente, il barone svedese Bror von Blixen Finecke, con il quale sognò di avviare un'attività agricola in Africa. Essi partirono alla fine del 1913, si sposarono una volta giunti a Mombasa e si stabilirono sugli altipiani Ngong a sud di Nairobi.
Divorziarono nel 1922 e Karen continuò a mandare avanti la piantagione da sola fino al 1931, quando pianse la morte dell'amico Denis Finch Hutton e fu costretta a vendere tutto per la crisi del mercato del caffé. Fece ritorno in Danimarca.
Sola, depressa, malata (il marito infedele la contagiò con la sifilide), trovò nella scrittura una fonte di consolazione e una nuova ragione per vivere. Pubblicò Sette racconti gotici (1934), La mia Africa (1937), Racconti d'inverno (1941), I vendicatori angelici (1944), Dagherrotipi (1951), Ultimi racconti (1957), Capricci del destino (1958), Ombre sull'erba (1960).
Ehrengard, Carnevale e altri racconti postumi, Lettere dall'Africa furono dati alle stampe dopo la sua morte, causata dalla sifilide mal curata.
Molte opere furono pubblicate sotto pseudonimi; da uno dei racconti inseriti tra i Capricci del destino è stata tratta la trama di un altro film, Il pranzo di Babette (1987).
Un altro film, The pact, del regista Billie August (2021), racconta lo strano idillio con un ammiratore, il giovane aspirante poeta e padre di famiglia Thorkild Biornvig, narrato dallo stesso Biornvig in un libro dal medesimo titolo: Il patto.
La Blixen non vinse mai il Nobel per la letteratura - che la commissione svedese le negò per paura di essere accusata di favoritismi nei confronti di autori scandinavi. Evidentemente, anche l'eccesso di zelo può talvolta costituire un torto.
MIrabile e delicatissimo l'Adagio del Concerto per clarinetto di Mozart ! Lo avevo postato anni fa, commentando il film "Il mio amico giardiniere" dove quel brano è parte della colonna sonora.
RispondiEliminaGrazie di questo post su Karen Blixen così ricco di documentazione!