In questi giorni, commentando l'uscita della squadra inglese dal mondiale arabo, è al centro della scena Harry Kane, il calciatore che ha sbagliato il calcio di penalty, agevolando la squadra francese nella vittoria.
Vabbé, non di questo voglio parlare: il discorso del post presente si sposta brevemente su Aldo Kane (sopra) - già cecchino della Royal Marine, medico ed esploratore - che è protagonista, insieme al naturalista ed avventuriero Steve Backshall (sotto, di spalle), di interessanti documentari trasmessi in versione italiana su Focus.
I due girano il mondo in luoghi non facilmente accessibili: ghiacciai, deserti, intricate foreste equatoriali. Essi sottolineano come, sulla superficie del nostro pianeta, esistano monti che nessuno ha mai scalato, cascate ancora vergini da violare in kayak, grotte in cui scendere e scoprire tracce ivi lasciate da uomini migliaia di anni fa e poi dimenticate. E poi animali rari a vedersi, anche sui testi specialistici.
Che cosa sta osservando Kane, chinando il capo? Ah già, meno rare sono le sanguisughe, anche se dal vivo io le ho viste solamente esposte sotto formalina in qualche museo di storia naturale...
Mentre scrivo questo, sono seduto al computer, mi aspettano un pomeriggio impegnativo e un weekend chiuso in casa con una bozza da correggere e da mandare in stampa - sono in ritardo di molti giorni.
Guardando fuori dalla finestra, mentre scende la pioggia, fredda e incessante, penso a come vorrei essere ai tropici a studiare e conoscere cose nuove (e non) intorno alla natura di luoghi per me sconosciuti - se non attraverso documentari, resoconti di viaggio e libri altrui.
Peccato non avere l'età, il fisico, la salute e soprattutto il denaro (che sarà vile quanto volete, ma necessario) per viaggiare; e forse anche il coraggio di lasciare tutto e di reinventare una vita altrove.
Aspettate, il buon Luigi mi sta chiedendo qualcosa... come sarebbe a dire "Luigi chi?" - Luigi Pirandello, ovviamente!
Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere... vivere una nuova vita solo tua... vivere davvero... ci hai mai pensato?
- Si, Luigi. Ci ho pensato. Ma il tuo Mattia Pascal mi ha insegnato che è bene non farlo: chi lascia la vecchia via per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. Così recita un vecchio proverbio: ho già lasciato musica, religione, attività giornalistica... che altro?
E poi, nell'epoca dei social network, chi lascia può solo illudersi di lasciare: sarebbe trovato subito, in un modo o nell'altro. Non è più l'epoca di Majorana e la vecchia Merica (sic!) dello zio Toni ha conosciuto, degli europei, civiltà e inciviltà.
Infine, gli angoli reconditi e incontaminati di questo meraviglioso pianeta non sono certo habitat ideali per un uomo che - da solo - vuol ritrovare sé stesso: potrebbero esserlo per per l'appassionato studioso che desidera aggiungere al libro di scienze naturali una o due righe in più.
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