Mentre ascoltiamo la sonata K 41 di Domenico Scarlatti (1685-1757), in dotto stile fugato, e proviamo a inseguirne le note sul pentagramma, immaginiamo la sapienza dell'autore esprimersi nella perfetta disposizione di ogni singola nota, ciascuna rappresentata da una sferetta nera, con o senza stanghetta a seconda della durata.
Una sapienza che tutto ha disposto secondo misura, calcolo e peso - riprendendo un versetto biblico che allude ad un'altra Sapienza, quella Divina, rappresentata nella Cappella Sistina da Michelangelo (1475-1564) mentre dispone le sfere celesti per comporre il firmamento.
Quella stessa Divina Sapienza che Andrea Sacchi (1599-1661) ha illustrato nel 1629 in Palazzo Barberini, caricando l'affresco di tanti buoni auspici per il pontificato di Urbano VIII, iniziato ad agosto del 1623: al centro il sole, la terra in posizione decentrata e subordinata (ricordiamo che tra il 1609 e il 1619 Keplero pubblicava le tre leggi sul moto dei pianeti rispetto al sole), accompagnata da una serie di figure allegoriche che richiamano le costellazioni presenti in cielo al momento dell'elezione. Il tutto è ben spiegato QUI.
Intanto, a proposito dei buoni auspici di cui sopra, Urbano VIII è ricordato, tra i vari motivi, per aver liberato il filosofo Tommaso Campanella dalla sua lunga detenzione, aver proibito a Roma l'uso del tabacco e aver pronunciato le condanne ai danni di Galileo e di Giansenio.
Il contemplare tutte queste sfere che girano qua e là mi ha messo voglia di fare l'albero di Natale: e lo ammetto, disponendo in silenzio palline e nastri, mi sono sentito assai poco vicino a Scarlatti e molto più prossimo al Creatore. Resto modesto e umile, lo so. Le palline di Natale come le sfere celesti; l'albero come il firmamento...
... e al gatto che vi sale sopra distruggendo tutto, che ruolo affibbiamo? Quello di un peloso black-hole?
È bellissimo l'albero di Natale bianco!
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