Per iniziare la settimana, mentre contempliamo i cristalli di ghiaccio disegnare frattali sul vetro della finestra a settentrione, rileggiamo anche il seguente passo che San Paolo indirizza ai Corinti (1Cor 6,13-15.17-20), esaltando il corpo come tempio dello Spirito e deprecando chi lo insudicia peccando d'impurità.
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Ora, non voglio fare commento alcuno, sia relativo alla pericope paolina sia al tema che in essa è trattato. Sorrido come il termine impurità sia stato ridotto da una certa predicazione quasi esclusivamente a sinonimo di autoerotismo, quando lo stesso Apostolo dei gentili in un'altra sua lettera parlava di "ogni sorta di dissolutezza" (Ef 4,19), attribuendola ai pagani, estranei alla vita divina. Ogni sorta, non solo quella che fa comodo a certi predicatori per non disturbare. E non ritengo sia attribuibile solo ai pagani...
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