In questi ultimi e algidi giorni di gennaio, mi ritrovo da un lato ad elargire qualche nozione di astronomia e dall'altro qualche generosa informazione sugli elementi chimici. I lati sono quelli di un muro che divide due classi: una prima ed una terza.
I nomi di alcuni elementi derivano da quelli di oggetti celesti, a cominciare dall'elio, che in greco significa sole. Nel 1868, studiando lo spettro solare durante un'eclissi, il francese Janssen e il britannico Lockyer si accorsero di una riga di emissione che attribuirono ad un elemento sconosciuto e che Frankland ribattezzò con il nome attuale.
Il nome greco della luna, Selene, ispirò a Berzelius il nome per l'elemento selenio di cui scrissi qualche cosa QUI. Rimanendo a cavallo tra XVIII e XIX secolo, voglio ricordare ora la scoperta del pianeta Urano (William Herschel, 13 marzo 1781) e qualche tempo dopo dell'elemento uranio (Klaproth, 1789); di Cerere (Piazzi, 1° gennaio 1801) da cui il nome del cerio (Berzelius, 1803); di Pallade (Olbers, 28 marzo 1802) da cui palladio (Wollaston, 1803).
Il palladio è un elemento raro, assai usato nella catalisi per reazioni di idrogenazione, deidrogenazione, cross coupling e carbonilazione: ho avuto modo di studiarlo un po' e di sperimentare con esso, durante i miei studi all'università - quindi in una lontana vita precedente.
In tempi più vicini a noi, anche il nome nettunio fu derivato da Nettuno, come plutonio da Plutone: ma l'anno di scoperta dei due elementi (1940) è assai più lontano rispetto agli anni in cui sono stati osservati per la prima volta i pianeti dai quali riprendono il nome (il primo nel 1846, il secondo nel 1930... ammiratelo in una recente foto).
Titano è invece il nome, dato da John Herschel, di uno dei tanti satelliti di Saturno che richiama alla memoria, per chi ama gli studi classici, la Teogonia di Esiodo.
"Per primo fu Chaos e poi Gea dall'ampio petto..."
Unendosi a Urano, Gea generò i titani (i cui nomi ritroviamo in quelli di molti altri oggetti celesti) e poi tutti gli altri dei in un crescendo di violenza che culmina nell'evirazione di Urano da parte di Crono.
Le vicende proseguono poi con il dominio dei titani sul cosmo e terminano con la loro sconfitta finale da parte di Zeus e degli altri dei dell'Olimpo: Poseidone, dio del mare, e Ade, dio dell'oltretomba.
Dai titani (e in particolare dal dodicesimo figlio di Urano e di Gea) prende il nome quell'elemento con Z = 22, scoperto dall'inglese William Gregor nel 1791 nel minerale ilmenite (sotto) e ribattezzato titanio da Klaproth nel 1795, che lo ottenne dal rutilo.
Ricordo di aver studiato a suo tempo questo elemento e i suoi composti seguendo le lezioni dedicate ai pigmenti (il diossido di titanio è il pigmento bianco più prodotto al mondo), all'epossidazione di Sharpless (il catalizzatore è un complesso titanio-tartrato), all'ossidazione dei solfuri organici a solfossidi chirali (reazione studiata tra gli altri dal professor Modena) e agli acidi di Lewis (come il tetracloruro di titanio), senza dimenticare le titanio-silicaliti.
Non ricordo di aver mai fatto un esperimento utilizzandolo, sia all'università sia poi. Poco importa. Ogni tanto discuto con qualche alunno appassionato di ciclismo sul fatto che abbiano usato il metallo per costruire il telaio delle biciclette e della difficoltà di saldarlo. La sua biocompatibilità ne fa il materiale protesico per eccellenza. Personalmente, da qualche settimana ho cominciato ad apprezzarlo anche come materiale per la costruzione di orologi da polso.
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