Oggi e domani sarò a casa, costretto in pigiama da una sindrome influenzale (o parainfluenzale?). Mali di stagione, direte voi. E io che non ho fatto il vaccino antinfluenzale non ne sono immune.
Rifletto sulla probabile via di trasmissione del virus: non i droplets sospesi in aria, che noi comuni mortali abbiamo imparato a conoscere ai tempi del Covid, ma quelli ben spalmati sui fogli delle verifiche che ho somministrato la settimana scorsa.
Una volta gli scolari ammalati stavano a casa e se superavano i cinque giorni di assenza si ripresentavano a scuola con il certificato medico di riammissione. Oggi, no: bisogna temprare i fisici della gioventù e un raffreddore o un'influenza non possono di certo fermare i futuri lavoratori e soldati d'Italia (anzi d'Europa), che bravi e rudi starnutiscono sul foglio senza portarsi la mano davanti alla bocca, come vorrebbe il galateo (questo sconosciuto!) e come vorrebbe chi quei fogli dovrà raccoglierli e passarli in rassegna.
Il risultato di cotanta buona educazione si risolve in un paio di giorni di malattia per lo scrivente: come ogni anno, alle porte di febbraio, in corrispondenza dell'incremento del numero di verifiche da correggere, arrivano la febbre, i dolori articolari, il naso chiuso e le notti insonni.
Febbraio... febbre... due termini che si assomigliano e che trovano nel culto della divinità romana Febris, dea della purificazione, la probabile origine linguistica.
Dico probabile perché non essendo un linguista non faccio affermazioni che poi non sarei in grado di discutere e argomentare: però la ricerca è interessante e ci riporta alla conclusione del calendario romano, che iniziava a marzo e si concludeva con le cerimonie della purificazione in onore di Febris.
La febbre era considerata dagli antichi archiatri una via di purificazione del corpo; "uno dei grandi mezzi di guarigione" per Ippocrate, al quale è attribuito l'aforisma "datemi la febbre e curerò ogni malattia". Trovate un bell'approfondimento QUI.
Farmacia, paracetamolo, tutto passa e spero presto. E poi libreria, lettura e passa anche il tempo... ma... cos'è quel foglio appeso in alto a destra, sulla porta?
Oh, cielo! Qualcuno mi ricorda anche che venerdì 2 febbraio alle 18.00 dovrei presenziare alla presentazione di un libro... il mio ultimo libro, "Incoscienze naturali", che trovate a lato.
L'appuntamento è al Mondadori Bookstore di Belluno, più conosciuta come la Libreria degli Eddini. Se Manzoni aveva 25 lettori, io ne avrò 0.25 e sono ottimista: l'unico malcapitato che lo acquisterà, dopo aver letto una cinquantina di pagine (di oltre duecento), chiuderà il volume e lo dimenticherà su uno scaffale.
Gli altri, si sperticheranno in ovvie critiche (servite con l'incenso, col friggione o col nero di seppia?) senza neanche guardarlo: l'importante è che mi concedano la libertà di non ascoltarli e ho ragioni per dubitare che arrivino a tanto, intrisi come sono di vecchie ideologie - bianche, rosse, nere, verdi, etc. - sempre e ostinatamente antiliberali.
Se a Belùn è di moda la critica come secondo sport nazionale (il primo è sempre il giro delle ombre), nel resto del Veneto vale invece il detto: ciavarsene, ciavar e non farse ciavar.
Guarisci presto, Marco! Ciao!
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