La festa religiosa si colloca all'inizio della primavera, nel momento in cui avviene il passaggio dal riposo dell'inverno alla rinascita della vita, con lo sbocciare dei fiori, il rinverdire dei prati e il comparire delle processioni di formiche - anche in cucina.
Già la festa della Candelora, il 2 febbraio, con i riti della luce simboleggiati nella benedizione delle candele, annuncia il cammino di uscita dalla stagione fredda. Il Signore è la luce che vince la notte... la grazia che vince il peccato... - si canta nella Liturgia.
Riti della primavera si ritrovano in ogni cultura e hanno ispirato molti artisti. Pensiamo al mito di Proserpina, rapita da Plutone mentre raccoglieva fiori per farla sua sposa e liberata sei mesi all'anno, durante i quali la madre Cerere manifestava la sua gioia per il ritorno della figlia colmando la terra di frutti ed erba - per poi esprimere il dolore della sua assenza facendo scendere il gelo nei sei mesi che ella doveva trascorrere nell'Ade accanto allo sposo. Ecco, ad esempio, come Bernini eterna nel marmo il momento del rapimento.
Igor Stravinsky (1882-1971), tratteggiando musicalmente i riti della primavera (questa la corretta traduzione di Le Sacre du Printemps, reso sbrigativamente con La sagra della primavera) evocava nel 1913 i quadri di una Russia pagana e selvaggia, resa mirabilmente in ritmi e armonie audaci che accompagnavano le coreografie di Nizinskij con lo sfondo delle scenografie di Roerich.
La musica di Stravinsky, rimaneggiata da Leopold Stokowski che ne diresse l'esecuzione, ha ispirato Walt Disney per uno degli episodi del film Fantasia (1940): le immagini raccontano, con qualche licenza, l'evoluzione della vita sulla Terra, dalla comparsa dei primi organismi unicellulari all'estinzione dei grandi rettili - durante la quale un tirannosauro combatte contro uno stegosauro: peccato che quando comparve il primo, alla fine del Cretaceo, il secondo fosse già estinto da almeno settanta milioni di anni (visse nel Giurassico).
A Stravinsky, reduce da lunghi soggiorni in sanatorio per curare la tubercolosi e affranto dalla morte della prima moglie e della figlia maggiore, non piacque il trattamento riservato alla sua musica e Disney, per convincerlo, lo invitò a pensare a quante persone avrebbero potuto ascoltare la sua composizione. Stravinsky rispose che il numero di persone che consuma musica avrebbe interessato di più un impresario e che la massa non aggiunge nulla all'Arte.
Vediamo sopra le ultime scene, che accompagnano l'agonia dei dinosauri e la loro scomparsa, mentre ci ripromettiamo di imparare qualche cosa di più su di essi non guardando i vari Jurassic cinematografici ma leggendo un buon libro, come quello scritto dal professor Federico Fanti, paleontologo, "A caccia di dinosauri" (ed. Rizzoli).
Intanto l'evocativo solo del fagotto nel registro acuto che apre il capolavoro stravinskiano disegna un profilo melodico che un orecchio attento ed educato ritroverà, opportunamente variato, anche nel ritornello di un noto brano dei Queen...
Al di là di questo, anche i riti stravinskiani si concludono con un sacrificio: quello dell'Eletta, la giovane vergine costretta a danzare fino allo stremo delle forze in onore di Jarilo, divinità slava della fertilità, sotto lo sguardo degli anziani e degli spiriti degli antenati.
Per i cristiani, il sacrificio è uno solo: quello di Cristo sulla Croce. Disceso negli inferi, Egli ritorna e risorge dai morti una volta per tutte (e non ogni anno, come Proserpina per la gioia di Cerere).
Tuttavia, la parola sacrificio spaventa: un tempo se ne abusava - e con orgoglio, associata allo scorrere del sangue della carne da macello o da cannone, e oggi si cerca di usarla il meno possibile - anche nei riti, tanto che si fatica a parlare della messa come di incruento sacrificio, memoriale della Pasqua di Cristo. Temo che presto bisognerà davvero fuggire da Roma per tornare a Trento.
Auguri!
Hai occhio e orecchio straordinari. Da te imparo sempre.
RispondiEliminaBuona Pasqua, Marco, e grazie!
Grazie per il passaggio nel mio blog... Nulla di straordinario, solo il mio piccolo mondo.
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