mercoledì 27 aprile 2022

Trieste, città d'Arte

L'immagine di apertura del post riprende Trieste come presentata oggi da Google maps: da notare il profilo della città, individuato da un'area più chiara, a sinistra bagnata dal mare (in azzurro) e a destra delimitata dalle alture carsiche (in verde).


L'insediamento è antichissimo: nel cuore della città emergono i resti del teatro romano (sopra) e di un frantoio; altre rovine le ritroveremo più avanti (pazientate, tra qualche foto ci arriviamo!). Intanto godetevi le colonne neoclassiche della Chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo...


... oppure del Palazzo della Borsa nella piazza omonima.


A proposito di Neoclassicismo, non dimentichiamo che Trieste è la città dove morì Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), lo storico che con la sua concezione dell'arte animata da "nobile semplicità e quieta grandezza" condizionò la cultura del suo tempo e l'attività di pittori e scultori quali Canova, Mengs e David

A Winckelmann sono dedicati un monumento funebre e l'orto lapidario, adiacenti alla Cattedrale di San Giusto. Ho visitato ambedue, accompagnato da uno sparuto gruppetto di coraggiosi e curiosi avventori.


Per gli amanti delle Arti figurative, è d'obbligo almeno un passaggio a Palazzo Revoltella: occorrerebbe prendersi il tempo per visitare un piano al giorno, e questo solo per farsi un'idea di quanta Bellezza vi sia accolta e curata. 

In questi giorni è visitabile una mostra dedicata a "Monet e agli Impressionisti in Normandia" - anche se personalmente avrei denominato il percorso "La Normandia nella pittura francese dell'Ottocento".


A dispetto del titolo, ecco un'opera di Claude Monet (1840-1926) che ferma sulla tela un paesaggio olandese - con il canale, i campi di tulipani e un mulino a vento sullo sfondo.


Frank Meyer Boggs (1855-1926) è un pittore americano naturalizzato francese: ecco come ha dipinto le barche dei pescatori immerse nella nebbia del mattino nel porto di Dieppe (1881).


Pasquale Revoltella (1795-1869), finanziere e imprenditore di origine veneziana, fu uno dei personaggi più rappresentativi della Trieste asburgica - quale anima di molte iniziative economiche di successo. 


Particolarmente forte fu il suo impegno per l'apertura del Canale di Suez, celebrato in molte opere - carte geografiche, dipinti, sculture - esposte nelle stanze che costituivano il suo appartamento, donate - con tutto il palazzo e la villa fuori dell'abitato - alla città di Trieste dopo la sua morte e riorganizzate in museo dal 1872.


Negli ultimi piani dell'edificio trova posto l'immensa galleria di Arte moderna e contemporanea. 


Ammirate, sopra, la "Preghiera di Maometto", di Domenico Morelli (1823-1901); e sotto, "Ascoltando Beethoven" di Lionello Balestrieri (1872-1958), allievo di Morelli.


Per restare in tema di ritratti e autoritratti allo specchio, oggetto delle ultime disquisizioni (degli ultimi sproloqui, dovrei dire) con il professor Barbazza, ecco un'opera significativa di Cesare Sofianopulo (1889-1968); ritroverò un altro suo dipinto, "Ego sum vita", visitando la Cattedrale - ma di questo non ho scattato la foto, avendo preso con me un depliant con l'immagine già riprodotta.


Dalle terrazzine del sottotetto di Palazzo Revoltella è possibile ammirare una vista del porto davvero appagante, che avrebbe meritato un meteo più amichevole per essere apprezzato fino in fondo.


Per restare in tema di Arte moderna e contemporanea, nell'abside della Cattedrale di San Giusto risplende un mosaico eseguito dal maestro veneziano Guido Cadorin (1892-1976) nel 1933, nell'anno del Giubileo straordinario della Redenzione.


Il mosaico raffigura l'incoronazione della Vergine Maria; l'iscrizione latina Italiae matris gremio recepti tergestini victoria ovantes ha un sapore più patriottico che religioso.


Dalla cella campanaria della torre adiacente alla Cattedrale si gode di una bella vista della parte asburgica della città, con i suoi edifici in stile tardo-ottocentesco...


... e anche del castello, con le sue possenti mura (e un museo di armi storiche al suo interno). 


Scendendo lungo la stretta scala del campanile, una serie di pietre lavorate - capitelli, bassorilievi, etc, - testimonia l'origine pagana del sito.


Tra il castello e la cattedrale, ecco i resti dei templi romani dedicati a Giove, a Giunone e a Minerva.


Osserviamo meglio la foto seguente. Quel barbuto e panciuto profilo nella cella campanaria è assai familiare. Chi sarà mai?


Ovviamente sono io, preso a tradimento da qualcuno della mia comitiva che se ne stava sul torrione del castello.


Consultando ancora la cartina in apertura, è segnata Piazza Unità d'Italia: la più grande piazza affacciata sul mare di tutto il Vecchio Continente. Qui ve la mostro in uno scatto notturno.


Lasciatemi due minuti per attraversarla e vi restituisco una foto dell'edificio centrale, il Palazzo del Municipio progettato nel 1872 in uno stile assai eclettico dall'architetto Giuseppe Bruni (1827-1877). 

Chiudo con un ultimo riferimento all'immagine di apertura: il punto rosso al centro segna la posizione dell'ospedale di Cattinara, con le sue due grigie torri che potete vedere nella foto sotto.

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