Dopo l'ascolto di Penderecki, impegnativo ma d'impatto, chiudo questa pausa di riflessione nel ricordo dell'uso bellico dell'energia nucleare - mentre risuonano gli echi sinistri dei caccia da combattimento che volano nel cielo sopra casa mia, qui nel nordest, tra Istrana ed Aviano.
Vi propongo ora un brano del 1966, cantato dal gruppo beat "I Giganti": La bomba atomica.
Riporto il testo, così da seguire il messaggio di questo gruppo che avrebbe meritato tutt'altro posto nella storia della musica italiana del Secondo Dopoguerra - che qualcuno un giorno si prenderà la briga di scrivere.
Personalmente, più della bomba atomica, ho paura della cartolina rosa (che qualche candidato al parlamento con velleità ministeriali promette di ripristinare e spero sia punito dalla debacle elettorale), della guerra civile (un orribile tutti contro tutti...), della carestia... e la memoria corre alle crude immagini evocate dall'autore sacro nei cinque libri delle Lamentazioni (in greco Threnoi, da cui il titolo Trenodia, dato da Penderecki alla sua opera di cui al post precedente):
I miei occhi si consumano in lacrime,
le mie viscere si commuovono,
il mio fegato si spande in terra
per il disastro della figlia del mio popolo,
al pensiero dei bambini e dei lattanti
che venivano meno per le piazze della città.
Essi chiedevano alle loro madri:
«Dov'è il pane, dov'è il vino?»
Intanto venivano meno come feriti a morte nelle piazze della città,
ed esalavano l'ultimo respiro sul seno delle loro madri.
Guarda, Signore, considera! Chi mai hai trattato così?
Delle donne hanno divorato il frutto del loro grembo,
i bambini che accarezzavano!
Sacerdoti e profeti sono stati massacrati
nel santuario del Signore! (Lam 2, 11-12.20)
E ancora:
Gli uccisi di spada sono stati più felici
di quelli che muoiono di fame;
poiché questi deperiscono estenuati,
per mancanza di prodotti dei campi.
Mani di donne, sebbene pietose,
hanno fatto cuocere i propri bambini,
sono serviti loro di cibo,
nella rovina della figlia del mio popolo. (Lam 4, 9-10)
Alla faccia di quel catastrofismo da tiggì che mostra per qualche secondo la guerra in Ucraina (e l'Afghanistan? Lo Yemen? L'Armenia?...) e ci martella di dati sulla pandemia (covid, monkeypox... e tutte le altre? Non fanno audience...), controbilanciato dal facile allegrismo che si sente predicare troppo spesso oggi dai pulpiti, il quale ha il rimedio per ogni cosa e fa passare tutto nel tempo di un uattanciù.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh!, d'un pianto di stelle lo innondi
quest'atomo opaco del Male!
(G. Pascoli, X agosto)
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