Il 28 novembre 1952, a Montpellier, morì la Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III e madre di Umberto II, l'ultimo sovrano d'Italia.
Serva di Dio per la Chiesa Cattolica, in vita si prodigò per l'assistenza ai malati e per la ricerca scientifica sulle malattie infettive e sul cancro - di cui morì.
Per ricordare questa figura, riporto alcuni versi del giornalista e poeta Diego Calcagno, composti in occasione della sua scomparsa, avvenuta settant'anni fa.
Bruna e severa nell'oleografia
della seconda classe elementare
illuminavi la mia fantasia
con il diadema dalle perle rare
San Rossore, Sant'Anna di Valdieri,
canne da pesca sopra la marina
i figli piccoletti, sembra ieri:
Giolitti, il terremoto di Messina.
[...]
Alta, serena, pare ancor che sali
sopra la nave nella dolce brezza,
Regina della nostra fanciullezza
e dei vegliardi risorgimentali:
Te ne sei andata, ma con Te scompare
tutta un'Italia dentro la voragine,
ci specchiavamo nella Tua immagine
dignitosa, felice e familiare.
Le tube, la fanfara, i bersaglieri
col fiocco, la sirena del vapore,
erano i tempi del bel suol d'amore,
del Polo Nord, dei limpidi pensieri.
Tutto è finito. Come nella vita
fosti discreta, silenziosa e assorta
così, Regina mia, Tu sei partita
e così, nell'esilio, Tu sei morta.
Il passato che odora di cedrina
oramai vibra dell'amor per Te...
Ma se si vive male senza il Re,
come si vive senza la Regina?
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