venerdì 4 novembre 2022

Un lieto fine?


Questa sera ho terminato il mio ciclo di lezioni all'Università degli Adulti Anziani di Belluno con un'introduzione storica agli studi sulla radioattività.

Ho premesso alcune osservazioni di Giorgio Agricola (1494-1555), che nel De Re Metallica descriveva come i minatori di Joachimstal, in Boemia, si ammalassero a causa di spiriti maligni che infestavano l'aria: QUI il compianto professor Nebbia associa tali spiriti alla presenza del radon

Nelle miniere boeme, i minatori cavavano argento, presente in mezzo a una roccia scura che scartavano. Da questa roccia scura oltre duecento anni più tardi Martin Klaproth (1743-1817) isolò l'uranio (scoperto nel 1789). Dalla medesima, nel 1898 Marie e Pierre Curie isolarono polonio e radio.

Ho raccontato il resto della storia ponendo l'accento sull'importanza di una buona scuola e di una severa formazione: quella di Thompson (scopritore dell'elettrone) a Rutherford (lo scopritore del nucleo atomico e del protone) e di ques'ultimo ai suoi allievi Moseley (che introdusse il concetto di numero atomico), Soddy (che introdusse il concetto di isotopo) e Chadwick (lo scopritore del neutrone). Quella di Enrico Fermi e dei ragazzi di via Panisperna. Quella dell'Istituto del Radio a Parigi o di Otto Hahn a Berlino

La storia non è a lieto fine, com'è noto. Speriamo si fermi là, che non continui e che i rintocchi di ogni 6 agosto alle 8.15 presso il parco della pace ad Hiroshima risuonino come un monito al mondo intero: mai più.

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