giovedì 17 novembre 2022

Dall'influenza australiana al minestrone della Valbelluna


Quest'anno l'influenza è davvero brutta. Io ho manifestato i primi sintomi della malattia già lunedì sera: dolori muscolari e articolari terribili, occhi che lacrimavano, naso che colava. Ho misurato la febbre con un vecchio e classico termometro ad Hg: 37.8 °C, salita nella notte a 38.7 °C.


Dormo sul divano e mi risveglio martedì con sembianze quasi cadaveriche... 


Almeno non è Covid - il tampone risulta negativo e anche i sintomi non sono quelli - scarsamente coinvolte le vie respiratorie profonde, niente affanno, buona percezione di odori e sapori, anche se l'appetito non è stato un granché: poco importa, ho riserve addominali per giorni e giorni di digiuno. 


Adesso tutto sta passando: la febbre, i dolori... in compenso è aumentata la voglia di leggere (sto divorando libri arretrati) e di cucinare. La giornata uggiosa di ieri mi ha messo voglia di minestrone di verdura e stamattina mi sono impiegato nella vecchia cucina di mia nonna, impegnandomi nel tenere vive le tradizioni che mi ha tramandato.


Pulito il bancone, tagliata la verdura a pezzi piccoli - uno dei tanti piccoli segreti per un minestrone saporito - ho predisposto per il soffritto.


Poi ho aggiunto le altre verdure che ho lasciato appassire.


La cottura è continuata lentamente al calore della vecchia stufa a legna, come da tradizione delle zone di montagna. 


Evitiamo di sprecare inutili parole rinfacciando il bollettino del particolato e del benzopirene - destinati a salire, come ogni anno, in questi mesi freddi. Lo si sa. Di qualcosa bisogna anche morire: di fame, di freddo, di cancro. In guerra, da soldato, anche no. Questo proprio no. Di covid, a quanto sembra non deve morire più nessuno: così vuole chi ha cura del bene comune. Ma per dover morire c'è sempre tempo, è per godere la vita che non ce n'è mai abbastanza. E a ben riflettere, non ci vorrebbe poi tanto: un piatto di minestra in compagnia (accompagnato da vini, salumi, formaggi e quant'altro) e una bella serata con gli amici potrebbe essere sufficiente, non trovate?


Gioacchino Rossini, "La Cenerentola", finale del primo atto "Signora è pronto in  tavola!". Film version 1981. Frederica Von Stade (Cenerentola) Claudio Desderi (Dandini) Francisco Araiza (Don Ramiro) Paolo Montarsolo (Don Magnifico) Margherita Guglielmi (Clorinda) Laura Zannini (Tisbe). Orchestra Teatro alla Scala, Claudio Abbado - direttore.  Set & costum design:  Jean Pierre-Ponnelle.

2 commenti:

  1. Vivacissimo e divertente Rossini! Vedo che la febbre non ti ha tolto il buonumore! Buona guarigione, Marco, e buon appetito!

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  2. La febbre è passata e la cucina è una passione che coltivo: una nota in comune col buon Giovacchino (così nel registro dei battesimi in quel di Pesaro...). Grazie per il passaggio, Annamaria!

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