Quattrocento anni fa, il 19 giugno 1623, nasceva a Clermont - Ferrand il matematico, fisico e filosofo Blaise Pascal.
Genio precocissimo, già da bambino svolgeva a mente calcoli matematici; a sedici anni compilò un trattato sulle coniche e a diciannove inventò la prima calcolatrice meccanica della storia, la Pascalina, per aiutare il padre nel suo lavoro di contabile. Non è un caso che uno dei più noti linguaggi di programmazione porti il suo nome.
Studiò i fluidi e la pressione, approfondendo i lavori di Torricelli: l'unità di misura della pressione nel Sistema Internazionale prende appunto il nome di pascal (Pa) e corrisponde alla forza di un newton esercitata sulla superficie di un metro quadrato.
Per accontentare un amico che giocava d'azzardo, elaborò il calcolo delle probabilità, poi sviluppato con il matematico Fermat.
Nel 1646 il padre, feritosi in una caduta, fu curato da due seguaci del vescovo Agostino Giansenio: questo evento contribuì ad avvicinarlo alla religione, ma fu un grave incidente in carrozza, al quale sopravvisse miracolosamente, ad indurlo ad una profonda riflessione che lo condusse alla conversione nella notte tra il 23 e il 24 novembre 1654, giorno di San Crisogono - martire di Aquileia.
Da allora, Pascal lasciò la fisica e la matematica per la teologia e soprattutto per il "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti".
Intervenne a difesa del Giansenismo nelle polemiche dottrinali con i teologi della Sorbona; progettò di scrivere un'Apologia della religione cristiana, per la quale scriveva i suoi Pensieri su bigliettini che poi cuciva insieme servendosi di uno spago.
In questi frammenti emerge la presa di coscienza della fragilità della condizione umana e della sua miseria esistenziale: "che cos'è l'uomo nella natura? Un nulla in confronto all'infinito, un tutto in confronto al nulla, un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto". (72)
Di fronte a ciò, l'uomo può intraprendere un cammino di ricerca oppure volgere lo sguardo altrove: "gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici". (168)
Una felicità effimera, in quanto il divertissement "è la maggiore tra le nostre miserie" (171) in quanto ci distoglie dalla nostra unica ricchezza: quel pensiero che ci conduce alla ricerca di Dio, unica felicità. "L'uomo è una canna, la più fragile della natura, ma è una canna pensante".
E lo strumento per seguire i sentieri di Dio non è più la sola ragione (il cogito cartesiano?), poiché anche "il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce". (277)
Il Dio ricercato da Pascal non è solo la perfezione d'essere teorizzata dai teologi naturalisti, ma è il "Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l'anima e il cuore di cui Egli si è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l'intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci di avere altro fine che Lui stesso". (556)
Tuttavia, il filosofo non attribuisce il compito della ricerca di Dio al solo cuore dell'uomo: l'esprit de finesse è debole senza il rigore speculativo dell'esprit de geometrie; come l'esprit de geometrie, da solo, è sterile e vano senza il fervore dell'esprit de finesse.
Pascal morì nel 1662, il 19 agosto: probabilmente di tisi, forse per qualche imprecisata malattia al tratto digerente - o, probabilmente, per ambedue le cose. Fu sepolto nella chiesa di S. Etienne du Mont, a Parigi.
Il suo pensiero ha influenzato filosofi come Chateaubriand, Schopenhauer e Heidegger; scrittori come Manzoni, Leopardi e Dostoevskij.
Io l'ho incontrato per la prima volta in quarta liceo: e mi era piaciuto particolarmente, tanto che ricordo di aver letto una monografia su di lui scritta da Alban Krailsheimer. E poi i Pensieri e qualcuna delle Lettere provinciali, quando affrontai studi religiosi, dopo il diploma di maturità (non ricordo per quale esame: forse teologia fondamentale o forse antropologia filosofica... sono passati vent'anni ormai).
Sono felice di averlo ritrovato, specie dopo questa serata un po' dissoluta e certamente all'insegna del divertissement: che sia per me un segnale di richiamo ad una necessaria elevazione dello spirito già dai prossimi giorni in quest'estate ormai imminente?
Dai Marco...scrivi un bellissimo post su Pascal e poi ci lasci con la curiosità di sapere come hai passato la serata "un po' dissoluta"??!!
RispondiEliminaCosì non va! ; )