Oggi, 22 aprile, Google festeggia la Giornata della Terra con un doodle che personalmente trovo molto accattivante. L'ho fotografato e lo riproduco qui sotto per chi se lo fosse perso:
Oggi, 22 aprile, ricorre il trecentesimo anniversario della nascita di Immanuel Kant (1724-1804), il filosofo di Koeninsberg che ricordo con piacere e ammirazione per averne studiato i lineamenti del pensiero agli inizi della quinta liceo (più di un quarto di secolo fa), approfondendone alcuni aspetti nel corso degli studi "religiosi" e per aver ascoltato - presso le aule del Liviano a Padova - un corso monografico dedicato alla sua opera: "La religione entro i limiti della sola ragione", pubblicata nel 1794.
Kant: quali parole associate di primo acchito a questo filosofo? Sicuramente: illuminismo, ragione, critica, morale, giudizio...
Ricordiamo alcuni celeberrimi titoli: "Critica della ragion pura", "Critica della ragion pratica", "Critica del(la capacità di) giudizio", opere pubblicate rispettivamente nel 1781, 1788 e 1790.
Ma ricordiamo soprattutto anche il Kant pre-critico, appassionato studioso di filosofia naturale - quella che oggi chiamiamo fisica - e in questo seguace di Newton e anticipatore di Laplace.
A 22 anni scrisse un trattato sul "Problema delle forze vive", tema introdotto da Leibniz nel 1686, commentando la conservazione della quantità di moto da Galileo a Cartesio, a Mersenne.
Ecco già delinearsi all'orizzonte le categorie di spazio, tempo, velocità, forza; e poi l'universo, al quale dedicherà un'altra riflessione nella "Storia universale della natura e del cielo" (1755) con l'ipotesi sull'origine del sistema solare da una nebulosa - ripresa e sviluppata nel 1796 da Laplace.
Nel gennaio del 1756, forse sotto l'impatto emotivo della notizia della distruzione di Lisbona a causa del terribile sisma del 1° novembre 1755, Kant scriverà anche il primo di una serie di testi dedicati ai terremoti: "Sulle cause del sisma...", seguito a marzo dalla "Storia e descrizione naturale degli eventi straordinari del terremoto che a fine 1755 ha scosso gran parte della terra" e ad aprile da "Ulteriori considerazioni...".
Per il filosofo, i terremoti non sono la peggiore catastrofe che possa capitare all'umanità, invitando (nella "Storia..." di cui sopra) ogni principe (o chi ha responsabilità di governo) ad "allontanare la miseria della guerra da coloro che già sono minacciati da gravi disgrazie".
Anche una più tarda riflessione "Per la pace perpetua", pubblicata nel 1795, allorquando l'Europa era minacciata dal vento rivoluzionario e dalle scorribande napoleoniche, dopo decenni di quiete seguiti al Trattato di Aquisgrana (1748), ritorna a conoscere oggi una certa attualità.
E nella penultima opera, quella "Geografia fisica" pubblicata nel 1802 grazie all'assistenza di Friedrich Theodor Rink e tradotta anche in italiano pochi anni dopo da Carl August Eckerlin, recentemente ristampata QUI da Leading Edizioni ma consultabile on-line anche QUI, l'ormai anziano professore riordina le lezioni di un corso che ha tenuto per oltre trent'anni, di cui esistono tre manoscritti dei quali uno corretto dallo stesso Kant.
Per Kant, la geografia fisica "...ci insegna a conoscere l’officina della natura nella quale noi ci troviamo, i suoi strumenti, il suo primo laboratorio, e i suoi tentativi. Senza lei per quanto anche si sia imparato, l’uomo resta limitato e avvinto". Così nell'Introduzione.
E per Franco Farinelli, già geografo all'Alma Mater e autore della prefazione nella recente ristampa anastatica di cui sopra, Kant diventa filosofo nel momento in cui si accinge ad essere egli stesso geografo "dello spazio buio della nostra mente: ma sempre geografo resta".
Oltre i confini della mente, il professore di geografia fisica indaga i rapporti dell'Uomo con l'Ambiente e dell'Ambiente con l'Uomo - sempre memore degli spaventosi effetti dei sismi e non solo.
"Il metodo della geografia fisica dovrebbe contenere un viaggio fatto in tutte le regioni del globo": il giovane von Humboldt, con la sua impresa nell'America Meridionale e poi nei nascenti United States, sembra abbia preso in parola l'esortazione dell'anziano filosofo - il quale, tuttavia, in vita sua quasi mai si mosse dalla città natale.
"In qualunque luogo ci troviamo" - scrive sempre Kant nell'Introduzione - "si presentano al nostro occhio le sue meraviglie. Non dovrebbe ella [la geografia fisica] destare il desiderio di conoscerla più da presso?"
Buona settimana!
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