Oggi, qualche mio discepolo è tornato a casa felice perché ha imparato che l'idrogeno è un gas leggero, a bassa densità, incolore e inodore...
Poi ha ripassato il concetto di isotopo, ricordando che l'idrogeno si presenta come prozio, deuterio e trizio: tutti con un protone nel nucleo ma diverso numero di neutroni e quindi diverso numero di massa.
Grandi quantità di idrogeno sono utilizzate nell'industria per ottenere ammoniaca (e concimi), metanolo, margarina, carburanti e prodotti di chimica fine.
Nelle reazioni di idrogenazione, il legame tra i due atomi nella molecola biatomica è molto difficile da rompere ed ha un'alta energia di attivazione: indi per cui si lavora ad alta temperatura e in presenza di catalizzatori eterogenei.
Per i ragazzi di prima, i catalizzatori restano per ora un vago "cat" sopra la freccia, a rappresentare una imprecisata sostanza che accelera la reazione e ricompare inalterata alla fine.
A qualcuno la descrittiva sembrerà l'Alcyone di D'Annunzio, Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi: e qualche creatura mitologica - nordica o mediterranea - la s'incontra anche, nascosta nel nome degli elementi chimici, come Niobe o Tantalo, Vanadys o Kobold, Pallade e Selene...
Ma l'idrogeno, colui che genera l'acqua, trova il miglior cantore in Primo Levi, che da ragazzino ne produsse un poco per elettrolisi dell'acqua, lo raccolse in un vaso da marmellata e lo incendiò causandone l'esplosione.
Era proprio idrogeno, dunque: lo stesso che brucia nel sole e nelle stelle, e dalla cui condensazione si formano in eterno silenzio gli universi.
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