Nei giorni scorsi ho letteralmente stancato i miei librai di fiducia con continue incursioni in libreria, prima o dopo le lezioni estive. Ne ho approfittato per fare scorta di libri vari, provviste senza scadenza per l'inverno dello Spirito - ma anche per i venti giorni di pausa estiva che sono cominciati ieri pomeriggio e si protrarranno fino al 23 agosto.
Per la maggior parte si tratta di saggi, tranne due titoli: uno del contemporaneo Michele Catozzi e un classico di Bulgakov, Memorie di un giovane medico.
Questo secondo titolo, in un'elegante veste editoriale per i tipi di Neri Pozza, curata da Serena Prina, ha segnato una piacevole riscoperta.
Ricordavo Bulgakov tra i nomi degli autori che comparivano in interminabili elenchi di libri da leggere per le vacanze, con Il maestro e Margherita e altri che ora non mi sovvengono. Noia. Nausea. Liceo. Relazioni. Schede libro. Registro. Voti. Medie. Pagelle.
Scoprire che Bulgakov fu medico prima di diventare scrittore (e cadere in disgrazia sotto Stalin) ha destato la mia attenzione e il mio interesse per la sua persona e la sua opera.
Le Memorie (in altre edizioni chiamate Appunti oppure Diario di un giovane medico), pubblicate in vita come singoli racconti su rivista e, 23 anni dopo la morte dell'autore, riunite in un solo libro, raccontano di un neolaureato in Medicina che si trova a dover organizzare l'attività di un ospedale di campagna, tra il 1916 e il 1918.
Tra interventi chirurgici e malattie infettive (tifo, difterite, sifilide, malaria), parti e dipendenza da morfina, l'ormai ex studente, lasciati i libri nello studio antistante la camera da letto al primo piano, si scontra con l'ignoranza degli assistiti, con i pettegolezzi delle babe di paese, con l'eredità lasciata dal suo predecessore, con la nostalgia dell'ambiente accademico e della vita cittadina.
Qua e là emergono i nomi di autori dei trattati consultati e di medicamenti: iodio, permanganato di potassio, canfora, cloroformio, sali di mercurio, belladonna, chinino, piramidone... cose per la Farmacia d'epoca.
Passiamo a un secondo libro. Un saggio, stavolta. Cadeva il 30 dicembre 1911 quando il Corriere della Sera riportò per la prima volta un trafiletto su un morbo misterioso: la poliomielite, alla quale ha dedicato una monografia Agnese Collino, dal titolo La malattia da 10 centesimi (Codice edizioni).
Esattamente 110 anni fa, una malattia dai molti paradossi, che era sempre esistita ma non aveva mai provocato epidemie prima di allora, sembrava stranamente preferire chi viveva in condizioni igieniche migliori e, pur non essendo l'infezione più frequente o mortale dei suoi tempi, rappresentò la più grande paura dei nordamericani dopo la bomba atomica.
La polio divenne il grande nemico da sconfiggere, grazie alla combinazione (fino a quel momento inedita) di un'importante spinta politica, di un'enorme attenzione mediatica e del forte impatto emotivo dei danni, talvolta gravissimi, di questa malattia.
La dottoressa Collino ripercorre le tappe di questa storia - dalla rivoluzione nella beneficenza agli scienziati superstar, dalla corsa al vaccino alla nascita dei reparti di terapia intensiva - per mostrare come la lotta alla polio abbia generato innovazioni che ancora oggi fanno parte della nostra vita.
A cavallo tra passato e presente, «la polio è stata una delle patologie nella storia della medicina che più ha cambiato la nostra società, anche se oggi non ce lo ricordiamo più».
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