martedì 10 agosto 2021

Da Nagasaki alla bioluminescenza

"Nel momento in cui mi sono seduto sul mio sgabello da lavoro, un potente lampo di luce è entrato attraverso le piccole finestre. Siamo rimasti accecati per circa 30 secondi. 

Poi, circa 40 secondi dopo il lampo, è seguito un suono forte e un improvviso cambiamento di pressione dell'aria. 

Eravamo sicuri che ci fosse stata un'enorme esplosione da qualche parte, ma non sapevamo dove. Il cielo si stava rapidamente riempiendo di nuvole scure e quando sono uscito dalla fabbrica per tornare a casa, a circa tre miglia di distanza, è iniziata una pioggerellina. Era pioggia nera. 

Quando sono arrivato a casa, la mia camicia bianca era diventata grigia. Mia nonna mi ha preparato rapidamente un bagno. Quel bagno avrebbe potuto salvarmi dagli effetti negativi delle forti radiazioni che presumibilmente esistevano nella pioggia nera".

Nella biografia del Premio Nobel (2008) che trovate QUI, il chimico Osamu Shimomura (1928-2018)  ricorda le sue esperienze giovanili nell'agosto 1945, quando la città di Nagasaki fu distrutta dalla bomba atomica

Shimomura aveva 17 anni e lavorava in un'industria bellica, mentre il padre era militare in Thailandia e il resto della famiglia viveva nei pressi di Nagasaki presso i parenti della madre. 

Dopo la guerra, Osamu si laureò in Farmacia e studiò la medusa Aequorea victoria, cercando di spiegarne la bioluminescenza; per questo scoprì e condusse ricerche sulla proteina fluorescente verde, GFP, usata come marcatore in medicina e in biologia molecolare.

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