sabato 21 agosto 2021

Fantasticando improbabili avventure...

Estate. Tempo di vacanza, di viaggi, di ristoro per alcuni. Per me non è stato così: ho lavorato fino a due settimane fa (per fortuna!), e i giorni che dovevano essere di riposo sono stati travagliati dai soliti problemi intestinali - che nella stagione calda si fanno sentire maggiormente e che mi hanno spossato, rendendomi più stanco e nervoso.

Ora sentirei davvero il bisogno di staccare e di andare via qualche giorno, nonostante mio padre si vanti di non aver fatto mai un giorno di vacanza in vita sua e pretenda che lo prenda ad esempio anche in questo: ma ho smesso di considerarlo un esempio da imitare già da molto tempo ed è noto che la pensiamo diversamente su tanti aspetti della vita.

Il vero guaio è che si avvicina l'inizio del nuovo anno scolastico e, nonostante rassicurazioni e promesse della politica, temo che non scapperemo alla DAD. Non chiedetemi perché, ma pensando a questa assai probabile evenienza, risuonano nella mia testa i versi di Attilio Bertolucci (1911-2000): 


Pensando al freddo dell'inverno e alle contrade del poeta, si accentua il desiderio di caldo, di sole, di mare. E anche di esotico. A questo desiderio non posso che corrispondere immergendomi nei libri (o guardando qualche documentario): un po' per la difficoltà di viaggiare dettata dal momento attuale, un po' perché il viaggio che desidero non si esaurisce col turistico safari di dieci giorni a vedere leoni e gazzelle. 

E così rispolvero i racconti dei vecchi - grandi - esploratori, Burton, Speke e Livingstone - ma anche di Franchetti e del Duca d'Aosta e non ultimo Darwin, fantasticando improbabili avventure in luoghi selvaggi che i miei occhi non vedranno mai se non attraverso fotografie e filmati.


La spedizione per esplorare lo Zambesi, compiuta da Livingstone tra il marzo 1858 e la fine di luglio del 1864, era infinitamente meglio organizzata dei precedenti viaggi solitari. Aveva un battello a vapore e il team comprendeva dieci africani e sei europei (incluso suo fratello Charles e un medico di Edimburgo, John Kirk, che sperimenterà e osserverà le proprietà dello strofanto). 

Che l'allora leggendaria leadership di Livingstone avesse i suoi limiti fu presto chiaro. Scoppiarono liti tra gli europei e alcuni furono licenziati. La delusione per Livingstone si diffuse tra i membri sia della sua stessa spedizione che della fallita Missione Universitaria che la seguì nell'Africa centrale. 

Si è rivelato impossibile risalire il corso dello Zambesi in nave, e i due tentativi di Livingstone di trovare una rotta lungo il fiume Ruvuma aggirando il territorio portoghese fino ai distretti intorno al lago Nyasa (Lago Malawi) si è rivelato poco pratico. 

Livingstone e il suo seguito erano stati i primi britannici a raggiungere (17 settembre 1859) questi distretti che promettevano la colonizzazione. Per aggiungere guai ai guai di Livingstone, sua moglie, che era stata risoluta ad accompagnarlo in Africa, morì a Shupanga sullo Zambesi il 27 aprile 1862. 

Il figlio maggiore, Robert, che avrebbe dovuto raggiungere il padre nel 1863, non lo raggiunse mai e si recò invece negli Stati Uniti , dove morì combattendo per il Nord nella guerra civile il 5 dicembre 1864.

Il governo britannico ha ricordato la spedizione nel 1863, quando era chiaro che l'ottimismo di Livingstone sugli sviluppi economici e politici nelle regioni dello Zambesi era prematuro. Nei tre decenni successivi la spedizione dello Zambesi si rivelò tutt'altro che un disastro. Aveva accumulato un prezioso corpo di conoscenze scientifiche e l'associazione delle regioni del Lago Nyasa con il nome di Livingstone e le prospettive di colonizzazione che prevedeva furono fattori importanti per la fondazione nel 1893 del Protettorato Britannico dell'Africa Centrale, che nel 1907 divenne Nyasaland e nel 1966 la Repubblica del Malawi.

Tornato in Gran Bretagna nell'estate del 1864, Livingstone, con suo fratello Charles, scrisse il suo secondo libro, Racconto di una spedizione nello Zambesi e nei suoi affluenti (1865). 

A Livingstone fu consigliato in quel momento di sottoporsi a un intervento chirurgico per le emorroidi che lo avevano tormentato sin dal suo primo grande viaggio in Africa. Rifiutò, ed è probabile che gravi emorroidi sanguinanti fossero la causa della sua morte alla fine del suo terzo e più grande viaggio africano, quello alla scoperta delle Sorgenti del Nilo sulle orme di Speke e di Burton.

1 commento:

  1. A proposito di viaggi, un'amica tempo fa mi ha regalato questo libro di Paolo Venti: "Pedalando con gli dei". Viaggio in bicicletta dal nord est alla Grecia inseguito dalle ire di Poseidone. Ed.Ediciclo.
    Interessante anche solo per sognare. Magari lo conosci già. Ciao!

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