A. Venditti, "Compagno di scuola" (1975)
Davanti alla scuola tanta gente
otto e venti, prima campana
"e spegni quella sigaretta"
e migliaia di gambe e di occhiali
di corsa sulle scale.
Le otto e mezza: tutti in piedi
il presidente, la croce e il professore
che ti legge sempre la stessa storia
sullo stesso libro, nello stesso modo,
con le stesse parole da quarant'anni
di onesta professione.
Ma le domande non hanno mai avuto una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero,
un fallito o un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene
perché, ditemi, chi non si è mai innamorato
di quella del primo banco, la più carina, la più cretina,
cretino tu, che rideva sempre proprio quando il tuo amore
aveva le stesse parole, gli stessi respiri del libro
che leggevi di nascosto sotto il banco.
Mezzogiorno, tutto scompare, "avanti! tutti al bar".
Dove Nietsche e Marx si davano la mano
e parlavano insieme dell'ultima festa
e del vestito nuovo, fatto apposta
e sempre di quella ragazza che filava tutti
(meno che te)
e le assemblee e i cineforum, i dibattiti mai concessi allora
e le fughe vigliacche davanti al cancello
e le botte nel cortile e nel corridoio,
primi vagiti di un '68 ancora lungo da venire
e troppo breve, da dimenticare!
E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te...
Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?
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