martedì 7 settembre 2021

Azalee, muschi, felci ed elminti

Lungo la parete che guarda a nord della casa dove abito, corre un marciapiede e su di esso mia madre ha disposto i vasi con le azalee, che godono della giusta ombra di cui abbisognano per prosperare. 

Il guaio è che nei sottovasi traboccanti d'acqua prosperano anche le larve delle zanzare, come quella che mi sta tormentando in questo momento, mentre sono seduto davanti al pc intento a redigere questo post. 

Dico sempre alla mia genitrice che il suo "premiato zanzarificio" è nel pieno della produzione!

Osservando il terriccio, scorgo i muschi (briofite) e anche alcune piantine di felci (pteridofite): esseri viventi alle quali dedico ogni anno alcune lezioni in primavera, quando ai ragazzi di seconda liceo racconto qualche informazione sul Regno delle Piante.

Lo scorso anno una piantina di felce è nata sul terriccio di una pianta di yucca (famosa come "tronchetto della felicità"): mia mamma l'ha raccolta e messa in un vaso, posto in un luogo umido e in penombra: l'habitat ideale per questo vegetale, i cui antenati sono comparsi sul nostro pianeta nell'Era Primaria.


Dalla radice della felce maschio, per estrazione con etere, si ricavano dei composti con proprietà elminticide: in particolare, tali sostanze uccidono le uova dei cestodi (come le tenie) ma risultano tossiche anche per l'uomo. 

Edoardo Perroncito (1847-1936), docente di parassitologia alla Scuola superiore di medicina veterinaria di Torino, suggerì di usare l'estratto etereo per trattare i minatori impegnati nella realizzazione del traforo del San Gottardo, afflitti da un altro parassita, l'anchilostoma duodenale, un nematode (verme cilindrico) di cui potete leggere qualche notizia QUI.

Anche agli elminti dedico qualche lezione, forse la più impattante dal punto di vista emotivo, viste le immagini che mi trovo a proiettare, come quella che vedete sotto, ottenuta scattando una foto allo schermo (piuttosto impolverato) del mio PC, che illustra la porzione cefalica di un anchilostoma.


Ritengo sia un argomento irrinunciabile: primo, perché gli elminti sono un prodotto dell'evoluzione abbastanza diffuso in diversi ambienti; secondo, perché alcuni sono parassiti degli animali e dell'uomo. 

Possono causare gravi infestazioni che si possono prevenire curando la conservazione e la preparazione dei cibi, vestendo in modo adeguato ed osservando semplici norme igieniche, prima fra tutte il lavaggio delle mani.

Tra le malattie neglette - che affliggono pazienti dimenticati in terre lontane, molte sono elmintiasi o parassitosi da vermi: anchilostoma, schistosoma (o bilharzia, se invade le vie urinarie), tenie, echinococchi, filarie, strongiloidi, ascaridi, etc. 

Oggi non si trattano tanto con l'estratto etereo di felce maschio quanto con farmaci di sintesi (vermifughi) che uccidono o paralizzano il parassita, permettendone l'espulsione. I farmaci sono assunti sotto controllo medico.

Senza passare in rassegna le varie molecole e i preparati commercialmente disponibili (consultate all'uopo un trattato di farmacologia), ricordo i benzimidazoli (mebendazolo, tiabendazolo), la suramina (sviluppata dalla Bayer nel 1923, usata per via endovenosa nel trattamento di malattie tropicali causate da tripanosomi e nematodi) e l'ivermectina (che ha acquistato in questi tempi una certa popolarità, non tanto come antielmintico ma per trattare altro, su cui non mi dilungo: il dr. Google ha già provveduto a formare stuoli di esperti in merito).

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