domenica 26 settembre 2021

La Perla (delle Dolomiti) e i suoi musei...

Buongiorno a tutti e buon inizio settimana! In questo post propongo qualche scatto (qualcuno lo ha definito addirittura un fotoromanzo - ma non ci sono dialoghi e trame) per raccontarvi un sabato pomeriggio a Cortina d'Ampezzo, la perla delle Dolomiti.


Qualcuno riconosce il profilo della persona che cammina sul marciapiede, in basso a destra? Non importa, riveleremo il suo volto tra qualche scatto!


Eccomi davanti alla sede del Museo Paleontologico, intitolato al naturalista ampezzano Rinaldo Zardini (1902-1988): tra collezioni di farfalle e coleotteri, fossili e diorami che ricostruiscono gli ambienti del Triassico (con tanto di sauri in scala), possiamo imparare che il paesaggio delle Dolomiti era ben diverso da quello che conosciamo oggi.


Quelle che noi ammiriamo come montagne, nel mesozoico erano in realtà fondali di un mare tropicale, il mare di Tetide, come testimoniano i fossili di molluschi, dei coralli e dei vegetali - raccolti, catalogati ed esposti in modo ordinato per la gioia del Naturalista visitatore.


L'attività degli organismi costruttori, che per milioni di anni hanno precipitato depositi di carbonati, poi sollevati dalla spinta delle forze endogene ed esposti all'azione erosiva di quelle esogene, ha condotto alla formazione dei maestosi massicci che attualmente circondano Cortina. 


Il paesaggio è incantevole e ricordo che esso è il prodotto dell'incontro della Natura e della presenza dell'Uomo - che con le sue attività (agricoltura, industria, turismo...) modella, trasforma, arricchisce (e qualche volta deturpa) la Natura stessa.

Le attività tradizionali degli antichi abitatori delle vallate ampezzane sono raccontate nel Museo Etnografico, presso il quale ho potuto osservare - oltre a strumenti di lavoro e costumi tradizionali - anche modelli delle abitazioni e campioni di legname con cui erano costruite.

Visitando il Museo di Arte Moderna, scopro una rassegna di autori contemporanei dedicata ai Paesaggi d'Italia.


Resto affascinato dall'isola di San Giorgio, a Venezia, dipinta da De Chirico in un modo che mi ha sorpreso...


... ma il professor Tramontin (ecco chi era il misterioso camminatore!) era più attratto dalle colline toscane.


Ammiratene i colori in autunno e in primavera, catturati in questi due dipinti...


... o in quest'altro, forse più evocativo ma egualmente coinvolgente.


Con uno sguardo alla collezione Rimoldi, che raccoglie opere di grandi autori italiani del Novecento (non sempre illuminate in modo efficace), termina la nostra visita al museo.


Alzando lo sguardo, resto scherzosamente perplesso...


... infatti scorgo un'anomalia che potete notare nella foto sotto. I cerchi olimpici non erano cinque? Com'è che il simbolo delle Olimpiadi (che Cortina ospiterà nuovamente nel 2026, tra meno di cinque anni, dopo la storica edizione del 1956) è diventato quello dell'Audi?


Lascio la Perla con questo interrogativo - senza però prendermi troppo sul serio, eh! - e rimiro ancora una volta le montagne...


... e il sole che scende dietro le Tofane. Tramonto con Tramontin.


Ed ecco l'enrosadira - termine ladino utilizzato per indicare il tingersi di rosa delle rocce, al sorgere e al calar del sole. La spiegazione del fenomeno non è affatto semplice e implicherebbe la considerazione di una serie di parametri che coinvolgono l'inclinazione dei raggi solari, una selezione di frequenze, le condizioni atmosferiche e la natura cristallina dei minerali di cui sono fatte le rocce carbonatiche.


Senza prodigarmi in spiegazioni che appesantirebbero inutilmente il post, passo oltre e scorgo, sulla via del ritorno, una strana costruzione che spunta sulla destra, tra gli alberi.


Si tratta del mitico trampolino delle già ricordate Olimpiadi del 1956, che catturo in uno scatto furtivo mentre Simone guida e l'auto sfreccia lungo la valle del Boite.


Proseguendo, ecco il Pelmo - sua maestà dolomitica - visto da San Vito di Cadore...


... e la Chiesa di San Martino a Valle di Cadore, che rischia di franare insieme a tutto il colle sul quale è stata costruita. Le Dolomiti sono incantevoli ma assai fragili, come testimoniano i fenomeni franosi, le alluvioni e - recentemente - le conseguenze di Vaia, la tempesta che ha afflitto la zona agli inizi di novembre 2018, di cui dissi QUI.


Giunti a Pieve di Cadore, dopo aver cenato in pizzeria, abbiamo fatto due passi per dare uno sguardo ai resti di una villa romana, con il pavimento a mosaico e - sotto - i cunicoli per far passare i fumi caldi (antenati dei nostri riscaldamenti a pavimento).


Nella piazza centrale del paese, senz'anima viva, fa bella mostra la statua che il Cadore ha dedicato al suo figlio più illustre: il grande pittore Tiziano Vecellio - noto semplicemente come Tiziano.


Ecco uno scatto in notturna di quella che è ritenuta essere la sua casa natale - oggi museo da visitare.


Qui finisce il sabato pomeriggio tra i monti, concepito originariamente per visitare una mostra dedicata a Dolomieu e sviluppatosi in modo felice, con la complicità del meteo favorevole e - soprattutto - del professor Tramontin


Alla prossima!

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