Più che (o meglio: oltre a) Stromboli, dopo le letture di questi giorni, vorrei visitare Vulcano. Come ricorda il nome, l'isola è - secondo il mito - una dimora dell'antica divinità del fuoco e delle arti metallurgiche. Scriveva Virgilio, nell'ottavo libro dell'Eneide (VIII,422):
"Questa è la casa, ove quaggiù s'adopra / Volcano, onde da lui Volcania è detta"
Vulcano per i romani; Efesto per i greci: la divinità abita gli antri di queste montagne di fuoco dove, con l'aiuto dei ciclopi, forgia armi e manufatti - non ultimo quell'aureo trono che imprigionò sua madre Era, per vendicarsi del fatto che lo fece cadere dall'Olimpo nel mare perché troppo brutto per dimorare tra gli dei.
Nel mito, gli sbuffi dei mantici e il calore del fuoco della fucina del dio fabbro si manifestano nelle pozze di fango bollente, nelle fumarole, nelle emanazioni di zolfo e dei suoi composti - anidride solforosa e acido solfidrico, col suo puzzo di uova guaste che impregna i vestiti e annerisce i monili d'argento.
Con un pensiero alla tragedia di Eschilo, Prometeo incatenato, nella sua dimora, il dio Efesto avrebbe forgiato le catene per imprigionare a una roccia della Scizia il ribelle Prometeo, sotto l’occhio vigile di Cratos, il Potere, e Bia, la Forza. D'altronde, potere (religioso, politico, economico) e forza (militare) costituiscono i vincoli che bloccano il libero cammino individuale nella conoscenza e nel progresso lungo tutta la storia del genere umano.
Nel dipinto di Dirk van Baburen, del 1623, la scena rappresenta il reo messo in catene sotto lo sguardo vigile e compiaciuto del giovane Ermes, mentre Efesto assume le sembianze di un vecchio fabbro intento a lavorare nel suo antro.
Prometeo viene punito per avere dapprima aiutato Zeus contro i Titani ribelli, di cui faceva parte, e poi per essere passato dalla parte degli uomini ai quali donò il fuoco rubato agli dei: "amò i mortali oltre misura" - scrive Eschilo. Alle creature di Prometeo dedicò un lavoro Beethoven, che tra il 1800 e il 1801 compose le musiche per la coreografia di Salvatore Viganò.
Tornando al dramma di Eschilo, il momento drammatico del supplizio è stato immortalato da diversi pittori: i cento volti di Prometeo è il titolo di una mostra sul tema, tenutasi a Milano nel 2016. Tra questi, ecco Salvator Rosa, pittore di cui ricorrono i 350 anni dalla morte, avvenuta il 15 marzo 1673. Dalla sua opera riprendo alcuni dettagli, accostandoli ad altre rappresentazioni del tema.
Osservate, sopra a sinistra, la smorfia di sofferenza, di dolore e di orrore mentre l'aquila - simbolo della vendetta di Zeus - si avvicina per squarciargli il ventre.
Ed ecco, a destra, la fiaccola con cui Prometeo ha commesso il suo delitto, sotto il piede stretto nella morsa del ceppo.
L'aquila fa scempio dei visceri: in primo piano il fegato, destinato a rigenerarsi nella notte per essere nutrire nuovamente la vendetta di Zeus l'indomani; e così per giorni, mesi, anni, finché Ercole non verrà a liberare il Titano spezzandone le catene.
La rappresentazione, cruda e violenta, tradisce la profonda conoscenza dell'anatomia umana da parte del pittore: osservate i tendini, i muscoli, gli intestini.
Questa è la punizione che spetta a chi ha osato sfidare gli dei, non solo nel mito ma anche nella storia: gli dei, le famiglie e le patrie, secondo le mode di ogni tempo.
In questo dipinto di Mattia Preti è raffigurato Ercole mentre libera l'esausto Prometeo, dopo aver invocato Apollo e aver colpito l'aquila con una freccia: ma Prometeo dovrà alla fine accettare la volontà di Zeus e donerà la sua immortalità al centauro Chirone.
A proposito di amore per gli uomini, l'ultimo mio pensiero, tra improbabili parallelismi e divergenze, è a Cristo, che ha liberato Adamo imprigionato negli inferi: anche lui e la sua discendenza dovranno alla fine accettare la volontà di Dio - "che ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16).
Et vitam venturi saeculi, Amen: l'ultimo verso del vecchio Simbolo niceno-costantinopolitano è illustrato ancora da Beethoven con una grande fuga sinfonico - corale. Non credo tuttavia che all'uomo moderno - creatura di Prometeo (ricorderete sicuramente il dialogo "Protagora" di Platone...) o discendente di Adamo? - interessi poi molto di Prometeo e degli antichi miti, come alla chiesa del uattanciù interessa poco o nulla della vita eterna: e allora chiudo il post e lascio ciascuno alle sue faccende, progettando finalmente il mio viaggio verso il Meridione.
Sempre interessanti questi post che spaziano con maestrìa dalla scienza alla letteratura, alla storia dell'arte e alla musica!
RispondiEliminaGrazie!
Stasera su Rai 5 - canale 23, alle 21 e 15, trasmettono il "Prometeo incatenato" di Eschilo. Grazie mille per il passaggio e per il commento!
RispondiEliminaGrazie a te!
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