venerdì 25 luglio 2025

Arsenico e vecchi laghetti

Scorrendo le ultime notizie dal mondo scientifico (e microbiologico in particolare) sulla newsletter di Nature, ho adocchiato un articolo, datato 24 luglio, a firma di Lauren Wolf [1], che sottolinea come una pubblicazione sull'improbabile "vita dell'arsenico" sia stata ritrattata a quindici anni dalla sua pubblicazione. [2]

Nel 2010, alcuni ricercatori avevano riferito di aver identificato un microrganismo, appartenente al genere Halomonas, presente nel lago Mono, in California, in grado di utilizzare l'arsenico, elemento tossico per moltissime forme viventi, al posto del fosforo nelle sue molecole biologiche.

Il fosforo, come anione fosfato, è presente nei nucleotidi (monomeri costitutivi degli acidi nucleici che svolgono anche altre funzioni, come GDP, AMP, AMP ciclico, ADP e ATP) e nelle molecole fosforilate attivate: glucosio-6-fosfato e altri monosaccaridi fosforati (ribosio, fruttosio), amminoacidi e proteine (con varie funzioni), precursori dei lipidi, vitamine (es. tiamina-pirofosfato o TPP) e altri intermedi metabolici, etc.

Questo articolo controverso, nel quale gli autori sostenevano che il microrganismo potesse prosperare grazie all'arsenico, sottoforma di anione arseniato, è stato recentemente ritrattato dalla rivista Science, quasi 15 anni dopo la sua pubblicazione originale. 

La decisione dell'importante rivista è stata elogiata da alcuni scienziati, che affermano che si aspettava da tempo in quanto il legame As-estereo è cineticamente instabile [3] e nell'ambiente As non è esclusivamente presente ma c'è sempre il fosfato [4]. 

Forse si poteva invece cautamente supporre che tale microorganismo fosse tollerante a dosi importanti di As, normalmente letali per altri. [5],[6]

Gli autori dell'articolo non sono d'accordo: confermano i loro dati e sostengono che la ritrattazione non sia giustificata.

Quando l'articolo è stato pubblicato, Science riservava le ritrattazioni principalmente ai casi di cattiva condotta: così afferma il caporedattore della rivista Holden Thorp nella dichiarazione di ritrattazione dell'articolo. Da allora, la rivista ha ampliato i suoi criteri per stabilire cosa giustifichi una ritrattazione. Scrive Thorp: "Se i redattori stabiliscono che gli esperimenti riportati in un articolo non supportano le sue conclusioni chiave", come nel caso di questo articolo, una ritrattazione è ora appropriata.

In una lettera aperta, tutti gli autori dell'articolo, tranne uno, hanno affermato che Science ha oltrepassato le linee guida del Committee on Publication Ethics, un gruppo consultivo che raccomanda le migliori pratiche per l'editoria accademica. Anche i rappresentanti della NASA, l'agenzia che ha finanziato il lavoro originale, hanno espresso disappunto per la ritrattazione.

RIFERIMENTI

[1] https://www.nature.com/articles/d41586-025-02325-z

[2] https://www.science.org/doi/10.1126/science.adu5488

[3] https://pubs.acs.org/doi/10.1021/cb2000023

[4] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1201482

[5] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1219861

[6] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1218455

mercoledì 23 luglio 2025

Appunti frettolosi sugli estremofili


Ho costruito questo post riportando, copy & paste, alcune sottolineature da abstract, libri e manuali dedicati agli estremofili, ai loro habitat e alle loro possibili applicazioni nelle biotecnologie. L'ho fatto pensando a un possibile futuro uso didattico delle informazioni, e per ora le condivido così, ripromettendomi di tornarci su in modo più organico e strutturato.

Nelle mie povere, piccole e modeste "Convivenze difficili" (il libro linkato a fianco) ho dedicato un capitolo a Thomas Brock e qualche altra riga ai caratteri generali di questi procarioti nella parte finale: troppo poco, vista la vastità dell'argomento, ma aspetto che a scriverne, anche in chiave divulgativa, sia qualche esperto del settore.


Contrariamente alla percezione comune, gran parte della Terra è quanto viene spesso definito un "ambiente estremo": eppure, per gli organismi che vivono in questi luoghi, è semplicemente quello chiameremo casa. Essi si sono adattati per prosperare in questi ambienti e, nel processo, hanno sviluppato molti adattamenti unici a livello molecolare e "omico". 

L'interesse degli scienziati per questi organismi è in genere rivolto al modo in cui essi stessi e i loro prodotti possono essere sfruttati per applicazioni biotecnologiche e agli ambienti in cui si trovano, mentre il grande pubblico è più affascinato dalla loro deviazione dalla "norma": ma siamo sicuri che non si tratti della regola anziché dell'eccezione e che la vera eccezione non sia rappresentata dagli organismi aerobi? Questi organismi hanno molto di più da dirci sulla Vita e sulla miriade di modi in cui svolgono processi biologici "semplici" (virgolette d'obbligo!).


Nel video che trovate QUI rivedete la puntata di Quark del 23 aprile 1991, con un servizio dedicato alle prime esplorazioni delle sorgenti idrotermali nel Tirreno presso Panarea (da 10' circa): un ambiente tra quelli prediletti dagli estremofili.

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Microbi felici in nicchie ostili. Un simposio sugli estremofili

Vicente Rubio, Microbiologia Internazionale, 2004

Microbi felici in nicchie ostili. Un simposio sugli estremofili. Il Belgio può vantare il privilegio di aver avuto un microbiologo premio Nobel (Fisiologia o Medicina, 1919), Jules-Jean-Baptiste-Vincent Bordet. 

Oggi, l'eccezionale tradizione microbiologica del paese rimane viva e vegeta presso l'Istituto di Ricerca del CERIA/COOVI (1 Av. Emile Gryzon, Bruxelles), il centro in cui Nicolas Glansdorff ha lavorato per gran parte della sua carriera scientifica e di cui è stato direttore. 

La parte francofona di questo istituto è ora denominata Institut de Recherche Jean Marie Wiame, in onore del suo padre fondatore, che fu anche il mentore scientifico di Nicolas Glansdorff. Werner Maas (New York University) e Luigi Gorini (Harvard University) furono i mentori di Glansdorff negli Stati Uniti. 

Happy Microbes, riunito per onorare Nicolas Glansdorff, ufficialmente in pensione, ha reso omaggio ai suoi interessi fondamentali sia per gli estremofili che per l'origine della vita. L'incontro si è tenuto il 27 settembre 2003, sotto gli auspici della Società Belga di Microbiologia, presso il Campus di Etterbeek.

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Estremofili: una panoramica sui microrganismi provenienti da ambienti estremi

Dott. GN Gupta

Gli organismi estremofili sono principalmente procarioti (archaea e batteri), con pochi esempi eucarioti. Gli estremofili sono definiti dalle condizioni ambientali in cui crescono in modo ottimale. 

Gli organismi possono essere descritti come acidofili (crescita ottimale tra pH 1 e pH 5); alcalofili (crescita ottimale sopra pH 9); alofili (crescita ottimale in ambienti con alte concentrazioni di sale); termofili (crescita ottimale tra 60 e 80 °C); ipertermofili (crescita ottimale sopra 80 °C); psicrofili (crescita ottimale a 15 °C o meno, con una temperatura massima tollerante di 20 °C e una crescita minima a 0 °C o meno); piezofili o barofili (crescita ottimale ad alta pressione idrostatica); oligotrofi (crescita in ambienti nutrizionalmente limitati); endolitici (crescita all'interno di rocce o all'interno di pori di granuli minerali); e xerofili (crescita in condizioni di siccità, con scarsa disponibilità idrica). 

Alcuni estremofili si adattano simultaneamente a più stress (poliestremofili); esempi comuni includono termoacidofili e aloalcalifili. Gli estremofili sono di interesse biotecnologico, poiché producono estremozimi, definiti come enzimi funzionali in condizioni estreme. Gli estremozimi sono utili nelle procedure di produzione industriale e nelle applicazioni di ricerca grazie alla loro capacità di rimanere attivi nelle condizioni severe tipicamente impiegate in questi processi. Lo studio degli estremofili fornisce una comprensione dei parametri fisico-chimici che definiscono la vita sulla Terra e può fornire informazioni su come si è originata la vita sulla Terra. Le ipotesi che condizioni ambientali estreme esistessero sulla Terra primitiva e che la vita sia nata in ambienti caldi hanno portato alla teoria che gli estremofili siano vestigia di organismi primordiali e quindi modelli di vita antica. 


Gli estremofili sono microrganismi che vivono in alcuni degli ambienti più ostili della Terra e che producono estremozimi utili nelle procedure di produzione industriale e nelle applicazioni di ricerca grazie alla loro capacità di rimanere attivi nelle difficili condizioni tipicamente impiegate in questi processi. 

Parole chiave da ricordare: Estremofili, estremozimi, psicrofili, termofili, mesofili, alofili, acidofili. 

Un estremofilo (dal latino extremus che significa "estremo" e dal greco philia che significa "amore") è un organismo che prospera e può persino richiedere condizioni estreme, fisicamente o geochimicamente, che sono dannose per la maggior parte della vita sulla Terra. Al contrario, gli organismi che vivono in ambienti più moderati possono essere definiti mesofili o neutrofili (da non confondere con gli omonimi globuli bianchi). Negli anni '80 e '90, i biologi hanno scoperto che la vita microbica ha una straordinaria flessibilità per sopravvivere in ambienti estremi, nicchie straordinariamente calde o acide, ad esempio, che sarebbero impossibili per la vita come l'abbiamo conosciuta finora.

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Estremofili: il legame tra la Terra e l'astrobiologia

Zorica Svircev, Zbornik Matice srpske za prirodne nauke, 2008

L'astrobiologia studia l'origine, l'evoluzione, la distribuzione e il futuro della vita nell'universo. I mondi più promettenti del sistema solare, oltre alla Terra, che potrebbero ospitare la vita sono Marte e la luna di Giove, Europa (ma anche Encelado, satellite di Saturno, e Tritone, satellite di Nettuno). 

Gli estremofili sono organismi che prosperano al limite di temperatura, ipersalinità, pH estremi, pressione, secchezza e così via. 

Alcuni cianobatteri estremofili sono stati discussi come possibili forme di vita in ambito astrobiologico. Sono stati prelevati campioni da suoli della regione della Vojvodina. L'idea principale di questo articolo risiede nel fatto che l'elevata percentuale di sale presente in tali suoli offre la possibilità di confrontare questi tipi di suolo con il "suolo" di Marte, anch'esso ricco di sale.

Studi su ambienti terrestri che richiamano contesti marziani sono stati affrontati anche da ricercatori italiani, come accennai QUI

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Microbiologia degli ambienti vulcanici

Charles S. Cockell, Università di Edimburgo

Laura Catherine Kelly, Università metropolitana di Manchester

Stephen Summers, Università nazionale di Singapore

Il vulcanismo può essere definito come "la manifestazione sulla superficie di un pianeta o satellite di processi termici interni attraverso l'emissione superficiale di prodotti solidi, liquidi o gassosi" (Francis 1993). In qualsiasi momento, ci sono vulcani attivi in qualche punto della Terra (Schminke 2004). 

Gli ambienti derivanti dall'attività vulcanica sono diversi, dalle sorgenti termali acide agli habitat basaltici delle profondità oceaniche e ai suoli vulcanici. Non è possibile rendere giustizia all'indagine microbiologica di tutti questi ambienti in un singolo capitolo. Poiché i microrganismi termofili sono trattati in capitoli separati, non saranno discussi qui. In questo capitolo l'attenzione è rivolta agli ambienti vulcanici rocciosi generati dalle eruzioni e ai suoli che producono. In termini di superficie terrestre, le rocce vulcaniche e il suolo dominano i prodotti del vulcanismo. Ad esempio, nella sola India, i Trappi del Deccan, di origine vulcanica, un'area di basalto, coprono oltre un milione di chilometri quadrati.

Nel breve video seguente, il prof. Giovannelli racconta il rapporto tra microbi e vulcani sul Vesuvio (dalla trasmissione Kilimangiaro on the road, trasmessa in replica sabato 12.07.25 su Rai 5 - can. 23).

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Estremofili: risorsa sostenibile di composti naturali - Estremoliti

Dott. Saurabh Mishra

I microrganismi che prosperano in condizioni ambientali estremamente avverse sono estremofili. Esempi di queste condizioni sono temperatura (>45 °C; <10 °C), pressione (>500 atmosfere), pH (>8,0; <5,0), tensione di ossigeno, deplezione di nutrienti, salinità (>1,0 M NaCl), elevate concentrazioni di metalli pesanti, elevati livelli di esposizione alle radiazioni, ecc. 

La scoperta degli estremofili ha permesso all'industria biotecnologica di innovare i corrispondenti bioprodotti, gli estremoliti, a beneficio delle persone. 

La produzione di Taq DNA polimerasi ha rivoluzionato la ricerca biotecnologica in molti modi. 

Molti enzimi termostabili, tra cui cellulasi, lipasi, amilasi e proteasi, hanno contribuito in modo significativo come bioprodotti industriali. 

I batteri e i funghi radioresistenti estremofili possono essere utilizzati strategicamente per lo sviluppo di farmaci radioprotettivi per proteggere dall'esposizione alle radiazioni. 

Inoltre, questi estremofili possono essere utilizzati per sviluppare crioprotettori. In particolare, i microrganismi piezofili presenti nelle profondità marine rappresentano una fonte importante di specifiche biomolecole in grado di stabilizzare il blebbing della membrana cellulare mantenendone la fluidità. 

Gli estremofili rappresentano una risorsa sostenibile per l'industria biotecnologica, la cui esistenza necessita di essere esplorata. Questo capitolo offre una panoramica completa degli estremofili e dei loro prodotti, con le possibili implicazioni per l'interesse umano.

Come riassume Marla Trinidade nel capitolo: Estremofili e biotecnologie: a che punto siamo arrivati? - in linea di principio, gli estremofili hanno molto da offrire all'industria biotecnologica, da 11 enzimi robusti in grado di operare nelle condizioni di processo più difficili, a 12 organismi metabolicamente diversi che producono metaboliti di valore.

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Estremofili e biotecnologie: usi attuali e prospettive

James Coker

La biotecnologia ha un potenziale pressoché illimitato per cambiare le nostre vite in modi davvero entusiasmanti. Molte delle reazioni chimiche che producono questi prodotti possono essere completamente ottimizzate eseguendole a temperature, pressioni, salinità e pH estremi, ottenendo risultati efficienti ed economicamente vantaggiosi. Fortunatamente, in natura esistono molti organismi che prosperano in ambienti estremi e offrono un'eccellente fonte di enzimi sostitutivi di quelli mesofili attualmente utilizzati in questi processi. In questa rassegna, l'autore analizza gli usi attuali e alcune potenziali nuove applicazioni degli estremofili e dei loro prodotti, inclusi gli enzimi, in biotecnologia.

Studi approfonditi sull'ecologia, sulla fisiologia e sulla biologia molecolare degli estremofili hanno prodotto preziose informazioni sui processi vitali a ogni livello, con numerose importanti applicazioni industriali. Questa rassegna riassume le caratteristiche più straordinarie dei microrganismi termofili in grado di sopravvivere in condizioni estreme: le ultime scoperte sui termofili, la struttura proteica di questi organismi esotici e le potenziali applicazioni degli estremofili nel settore biotecnologico, inclusa la produzione di enzimi, sono state discusse.

lunedì 21 luglio 2025

La Pavana di Fauré

In questo post presento la Pavana di Gabriel Fauré (1845-1924): una melodia dolce e un po' malinconica che ho focalizzato grazie al suo impiego come colonna sonora di documentari. Recentemente l'ho ascoltata guardandone uno dedicato al pittore Felice Casorati (1883-1963).

F. Casorati, Lo straniero, part.

Il brano di Gabriel Fauré è una composizione scritta nel 1887. È uno dei suoi brani più celebri e amati, insieme al famoso Requiem e ad altre pagine vocali.

La pavana è una danza rinascimentale di origine spagnola alla quale il compositore francese si ispira per sviluppare una pagina destinata alla sala da concerto, dall'andamento lento e solenne. 

Fauré originariamente scrisse la Pavane per pianoforte e coro, con un testo del poeta Robert de Montesquiou (1855-1921) - soggetto di un celebre ritratto di Giovanni Boldini (1842-1931). 

Tuttavia, la versione orchestrale, senza il coro, è quella che è diventata più popolare: il brano sembra evocare nostalgia di una bellezza antica e di gloriosi tempi passati.

La melodia principale è di grande intensità emotiva, caratterizzata da un andamento sinuoso e delicato. L'armonia è ricca e sofisticata, con inflessioni modaleggianti, tipica dello stile di Fauré, con l'uso di modulazioni e di dissonanze che creano un senso di sospensione e di mistero.

In fondo al post non propongo l'ascolto di tutto il brano orchestrale, ma solo del tema principale, per altro eseguito al pianoforte (video da youtube: quello non sono io, ovviamente). Antepongo la prima pagina della riduzione per pianoforte, per chi volesse seguirne lo sviluppo ascoltando l'esecuzione.



venerdì 18 luglio 2025

Miscellanea

Ho trovato il tempo solo nei giorni scorsi per sistemare i filtrati di alcuni esperimenti che avevo realizzato con i discenti negli ultimi pomeriggi di maggio. Niente di che: i soliti esperimenti con i sali di rame di cui ho già detto più volte nel blog.

Di certo non posso permettermi di sperimentare con il palladio e i suoi complessi fosfinici, come ai bei vecchi tempi della tesi triennale; oppure con altri metalli nobili e meno nobili che sarei (stato) curioso di vedere, come certe terre rare oppure il tantalio, lo scandio e il berillio

Guardiamo allora in questo video la reazione tra l'acido esacloroplatinico e la borazina: due reagenti che noi, persone della strada, non incontriamo di certo tutti i giorni.


Interessante, non trovate? Evviva i video e chi li fa (a scopo didattico e non per porre in essere delle bravate) e permettono di prendere visione di reazioni che altrimenti resterebbero inchiostro sulla carta. E probabilmente neanche quello, per quanto mi riguarda: come ho scritto più volte qui e anche nel mio ultimo libro, "Convivenze difficili", la chimica è archiviata insieme a musica, religione e tante altre cose pre-Covid.

Intanto, manca sempre meno al ritorno tra i banchi: devo ancora concludere quest'anno scolastico che già penso al prossimo, mentre vado ripetendo che ho bisogno di ferie. Vere ferie: ma chi può permettersele con questi chiari di luna?

mercoledì 16 luglio 2025

Giardini sotto la pioggia...

Mi sono risvegliato in novembre, anche se il calendario era aperto sul mese di luglio. Ho aperto la finestra e sono rimasto in silenzio ad ascoltare la pioggia. Per condividere l'ascolto, vi suggerisco di sentire questo brano pianistico di Claude Debussy: Jardins sous le pluie, con le note ribattute che sembrano incessanti gocce cadenti al suolo.


Ecco i miei fiori, assetati ma infreddoliti, guardare a questo cielo che li inonda di ristoro e di tremore al tempo stesso. E intanto l'estate fugge e ancora non ho condiviso una cena con gli amici su quel tavolo, quest'anno. Con mio sommo dispiacere.

lunedì 14 luglio 2025

Tra cielo e terra, sole e nuvole

C'è chi si è lamentato del caldo ed è stato ascoltato dal cielo, il quale ha risposto inviando temporali rinfrescanti.

Io non sono tra quelli che si lamentano del caldo: io amo il caldo e in passato mi sono lamentato con il cielo di avermi abbandonato a vivere in Valbelluna, dalla quale me ne sarei andato volentieri per migrare oltre i tropici, verso l'equatore. Ma il cielo non mi ha ascoltato; anzi. Sarà anche per questo che, lasciato alle spalle il giovanile interesse per le cose del cielo, mi sono rivolto a quelle della terra.


La terra regala i fiori, che profumano e colorano la vita di tutti i giorni.


La terra regala il cibo di cui ci nutriamo e anche molti pretesti per dedicarmi a qualche esperimento di botanica, visto che ho abdicato da tempo immemorabile a quelli di chimica. 


Qui sto tentando di riprodurre i pomodori per talea: non appena i rametti emetteranno le radici, metterò le nuove piantine in vaso.


Ecco le radici: ed ecco i primi vasetti con le piantine nuove, che crescerò a scopo ornamentale.


In effetti, anche il pomodoro fa la sua figura tra le piante da giardino, con le foglie di quel verde così carico e i grappoli di fiorellini gialli...


Intanto, passando di vaso in vaso, apprezzo la fioritura dell'ultima pianta di rosa che ho acquistato...


... scopro una piantina di Hydrangea paniculata cresciuta spontaneamente ...


... ammiro la prepotenza con cui l'acetosella invade il vaso che la ospita ...


... e odo il miagolio di Rodio, il gatto, che si liscia il pelo seduto in cima al vecchio caminetto in muratura, costruito da mio nonno per cucinare la carne alla griglia, che potrei pensare di dismettere per trasformarlo in una nicchia dove alloggiare una statua della Madonna o - trascinato da un impulso un po' orientaleggiante - di Buddha.


Post nubila, Phoebus: giusto in tempo per illuminare la punta del Dolada, prima di salutare un altro giorno che si spegne e che già rosseggia di bellezza eterna.

venerdì 11 luglio 2025

L'ora del temporale...

Curiosando su ebay, qualche tempo fa ho trovato a poco prezzo un orologio Casio Protrek PRW 3500 di secondo polso e ne ho approfittato per acquistarlo. Ammirate il modello in condizioni meno vissute nel video sottostante, linkato da youtube.


Non ci sono commenti vocali: d'altronde, l'autore del video è indonesiano. Scrive in inglese, ma se parlando si esprimesse nella sua lingua io non sarei in grado di capirlo e credo valga lo stesso per diversi lettori di questo blog.

Non riporto tutte le specifiche dell'orologio, ma offro una foto del mio pezzo con accanto qualche informazione. Preciso che si tratta di un modello del 2015, oggi superato da altri con un design simile e più funzioni - solo che nuovi costano molto di più di quanto abbia pagato io questo vecchietto che al polso fa la sua bella figura (e si legge bene, soprattutto, cosa di non secondo piano per chi va verso la presbiopia). Potete fruire in merito di una recensione QUI, mentre QUI leggiamo che un'edizione particolare di questo modello è stata a suo tempo dedicata al CAI - Club Alpino Italiano.


Durante i temporali di questi giorni mi sono divertito a usare il barometro, come potete vedere nella foto sotto (nota: abito a 361 mslm).


In effetti, non serviva avere il valore esatto della pressione e vedere l'andamento discendente del grafico sul display (qualcuno mi corregge e mi chiede di parlare di derivata temporale negativa) per capire che fuori Giove Pluvio stava passando: osservate nella foto i nuvoloni carichi a sinistra, che emergono da dietro il monte Serva, la pioggia che avanza lungo la valle del Piave e in alto a destra si nota pure il profilo di un fulmine!


Un adeguato commento musicale ci sta... e scelgo un Vivaldi (d'obbligo), ma in versione pianistica!


... Tuona e fulmina il Ciel e grandioso: 
Tronca il capo alle Spiche ed a' grani alteri.

mercoledì 9 luglio 2025

Un abbraccio di benedizione


Le mani consacrate benedicono e non colpiscono;
Le bocche consacrate assolvono e non giudicano;
Le menti consacrate contemplano e non tramano;
I cuori consacrati amano e non covano alcun odio e rancore;
Le lingue consacrate pronunciano parole che accarezzano l'anima di chi le ascolta e non programmano la vita degli altri predicando consuetudini temporali, ma l'Amore che dall'eternità proviene e all'eternità conduce.

 Se la fede ci fa essere credenti 

e la speranza ci fa credibili, 

è solo la carità che ci fa essere creduti”.

Don Tonino Bello

lunedì 7 luglio 2025

Pozzuoli, Pergolesi e un Miserere

I Campi Flegrei tornano in questi giorni alla ribalta delle cronache per gli eventi geologici che interessano l'area. Cinquecentomila persone abitano nella caldera di un antico vulcano, che manifesta ancora la sua vitalità con emissioni di gas, di fanghi, di acque termominerali, con scosse telluriche e con il bradisismo - il suolo si alza o si abbassa. Ne ho già accennato in altri post, su questo blog, e ne leggete in giro, grazie anche agli interventi di specialisti sicuramente più qualificati di chi scrive qui. 

Pozzuoli, fondata dagli antichi greci, è la città dove si trova la nota solfatara, luogo presso il quale fu martirizzato San Gennaro, e molti edifici di interesse, sia civili, sia militari (vi ha sede l'Accademia Aeronautica), sia sacri. Tra questi v'era il Convento dei Cappuccini, un tempo abitato dai frati, che lo fondarono alla fine del XVII secolo, situato sul Rione Terra

La struttura fu abbandonata dai religiosi nel 1866 e il suo uso è cambiato nel tempo. In passato, fu trasformato in trattoria, tra il 1880 e il 1926, e successivamente in un ristorante chiamato "Vicienzo a Mare", reso celebre anche per alcune scene del film "Catene" (1949). 

La struttura chiuse definitivamente negli anni Settanta, a causa del bradisismo, e fu poi rasa al suolo per lasciare spazio a una nuova costruzione in cemento, abbattuta qualche anno fa, sotto la quale si sono conservate tracce dell'edificio più antico. 

Il convento sorgeva in un'area panoramica, offrendo una magnifica vista sul golfo di Pozzuoli: negli ultimi mesi di vita vi soggiornò anche il musicista Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), ormai consumato dalla tubercolosi. Lì compose l'ultimo Salve Regina e il celeberrimo Stabat Mater in Fa minore. 

In questo post voglio proporre l'ascolto di tre numeri del secondo Miserere, in Do minore, una cantata corale con orchestra. Ecco il drammatico coro iniziale...


... seguito dal secondo movimento affidato ai solisti, con una scrittura più serena e luminosa, in una tonalità maggiore.


Nel finale, le voci corali si intrecciano in un fugato dialogando con l'orchestra: dal soggetto di questo fugato ho tratto ieri pomeriggio un breve verso per tastiera.


Qualche notizia in più sul luogo: https://www.archeoflegrei.it/la-storia-vincenzo-mare/

sabato 5 luglio 2025

Ostriche, scogli e tempeste


L'altro giorno, un noto quotidiano nazionale intitolava così un articolo dedicato alle immancabili uscite infelici che i commissari hanno udito anche all'edizione appena trascorsa dell'esame di maturità, alle quali aggiungerei i giovani Barilla, Giovanni (?) Volta e il premio Nobel a Giuseppina Cattani, di cui dissi QUI.

Al di là di ciò, agli orali degli esami di maturità, avrò ascoltato almeno otto volte su dieci qualche "collegamento" (più o meno serio, stavolta) con Verga e le sue opere: Rosso Malpelo, I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo e il Ciclo dei vinti. Questi titoli vi ricordano qualcosa?

Negli scritti dell'autore siciliano, la vita appare come una dura lotta per la sopravvivenza, secondo una legge immutabile e ingiudicabile, della quale lo scrittore fotografa la realtà, descrivendola in modo oggettivo. 

Il pessimismo di Verga è ben "espresso" dalla Provvidenza che cola a picco con il carico di lupini (e anche col povero Bastianazzo) e soprattutto nell'ideale dell'ostrica, secondo il quale ogni uomo sarebbe destinato alla condizione in cui è nato: chi tenta di uscirne è destinato a morire, come muore l'ostrica che si stacca dallo scoglio - e come muore il pescatore che vuol farsi mercante

Questo ideale non è troppo lontano da quella mentalità chiusa e paesanotta di certi miei ormai defunti consanguinei, nonostante tra loro e lo scrittore ci siano un secolo, qualche centinaio di chilometri di distanza e nessuna occasione di incontro. 

Meglio la certezza della quieta mediocrità, che la tempesta dell'esistenza; meglio morire lungamente giorno dopo giorno, che vivere brevemente sulla cresta dell'onda - come invece esortava a fare romanticamente il grande Lord Byron alla fine del terzo canto del Pellegrinaggio del Giovane Aroldo:

...eppure devo andare, perché sono come un'alga

strappata dalla roccia, sulla schiuma dell'oceano, per navigare

ovunque l'ondata la infranga, o il respiro della tempesta prevalga.


"Still must I on; for I am as a weed,

Flung from the rock, on ocean's foam, to sail

Where'er the surge may sweep, or tempest's breath prevail."

P. Mariani, Marina di Bordighera, part.

Così, se la famiglia è stata la tomba dei miei sogni e dei miei progetti, il matrimonio - a cui taluni parenti, certi pretonzoli e le mortifere consuetudini vorrebbero condannarmi - ne sarebbe la lapide. Io ho voglia di vivere, non di essere sepolto prima di morire: e lo dico apertis verbis

A dir la verità non voglio essere sepolto nemmeno dopo: desidero essere cremato e che le mie ceneri siano sparse in Natura, alla quale devo restituire fino all'ultimo atomo che ho preso in prestito. 

Intanto:

  • Rigetto i predicatori del quieto vivere.
  • Detesto chi fa della povertà culturale una virtù.
  • Non sopporto chi appiattisce tutto in nome dell'uguaglianza - senza sapere che cosa s'intenda pienamente con questo termine, che non significa tutti con la stessa tuta, la stessa ciotola di riso, le stesse ore dello stesso lavoro, la stessa metratura dell'appartamento nello stesso condominio o della baracca nello stesso villaggio...
  • E quando "uguaglianza" e "povertà culturale" s'incontrano, nasce la miseria materiale.

Mi chiedo solo: perché? 


Byron, op. cit. - canto IV



F. Mendelssohn, La calma di mare e il viaggio felice op. 27

giovedì 3 luglio 2025

Notizie recenti dal mondo dei microbi

Che cosa hanno in comune una bibita, un detergente e un bagno galvanico? Contengono tutti acido citrico, un composto organico polifunzionale del quale accennai QUI, usato per aromatizzare, per correggere il pH, per ridurre la durezza delle acque e come coadiuvante nel trattamento dei metalli. Vista la sua importanza industriale, come è possibile ottenere acido citrico in grandi quantità? Grazie ai microrganismi e alle biotecnologie, che consentono di produrre su larga scala questo e altri composti utili. [1]

Nel breve libro che ho dato recentemente alle stampe per i tipi di La Bussola, intitolato Convivenze difficili (link a lato, clikkando sull'immagine della copertina), richiamo alla fine qualche notizia sui nuovi metodi di produzione dell'acido l-ascorbico, noto come vitamina C, di cui dissi qualche notizia a carattere storico QUI.

La vitamina C può essere ottenuta dalle fonti vegetali che la contengono oppure tramite processi che sfruttano batteri opportunamente ingegnerizzati. Il più antico è il processo Reichstein, che parte dal glucosio, trasformato in sorbitolo, sorbosio, acido 2-cheto-l-gulonico e infine nel target desiderato attraverso passaggi con elevate rese, che ne hanno fatto la via più battuta per produrre industrialmente l'acido l-ascorbico, anche se ultimamente sono stati sviluppati nuovi metodi che adottano in modo esclusivo procarioti, lieviti e microalghe. [2]

L'impiego dei microorganismi per la produzione di birra, vino (QUI) e derivati del latte è antico ed ora è stato esteso e perfezionato. Ecco che cosa scriveva in merito un secolo fa Ettore Molinari, nel suo monumentale Trattato di Chimica: [3]

Oggi i batteri si sono evoluti (talvolta con qualche aiutino dell'ingegneria genetica) per degradare anche materiali non esistenti in natura e prodotti dall'uomo con le attività industriali. 

Si parla di biorisanamento per indicare un insieme di tecniche le quali sfruttano l'azione di microorganismi (batteri e funghi) o di piante per decontaminare acque e suoli contaminati da sostanze tossiche, trasformate dal metabolismo microbico in molecole meno dannose o innocue. Tra le sostanze tossiche figurano metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi

Un recente articolo, comparso su Nature [4], annuncia la scoperta di microbi che trasformerebbero la plastica in paracetamolo attuando una particolare reazione nota ai chimici organici in laboratorio come riarragiamento di Lossen, ma finora sconosciuta in natura. [5] Attraverso di essa è possibile trasformare gli acidi idrossamici o i loro esteri in isocianati e, per idrolisi di questi, nelle corrispondenti ammine.

Il fatto è curioso anche perché molti acidi idrossamici (e derivati) mostrano attività antimicrobica e sono studiati in tal senso, come si può evincere leggendo ad esempio QUIQUI oppure QUI. A proposito dell'articolo sopra citato, eccone l'abstract:

Apparentemente risolto il problema delle plastiche tradizionali, rimane quello dei PFAS. Una tempesta perfetta; annunciata da decenni, essa rientra bene nell'idea dell'inquinamento mondiale pronosticato da Limits to growth nel 1972. 

Oggi sappiamo che c'è, ne constatiamo continuamente l'estensione, ne conosciamo sempre meglio il peso sulla nostra salute, ma non riusciamo a porvi rimedio in modo efficace. Sul blog della SCI troviamo un recente aggiornamento sulla situazione nazionale in merito a questo problema, che in classe fu oggetto di approfondimento da parte di un mio alunno. [6]

Sembra che anche qui alcuni microbi potranno intervenire in nostro aiuto, già in un futuro non troppo remoto, come possiamo leggere su alcuni articoli riportati sia da agenzie di stampa [7] sia da quotidiani nazionali. [8]

Tuttavia, proprio quel legame C-F che i "batteri mangia PFAS" sembrano in grado di distruggere torna utile all'uomo in un altro versante, quello della lotta alla Tubercolosi. [9] Il legame C-F caratterizza infatti la molecola dei fluorochinoloni, una classe di antibiotici che è stata studiata per sostituire la rifampicina qualora alcuni ceppi del bacillo di Koch abbiano sviluppato per essa una qualche forma di resistenza. [10]

Per concludere la rassegna, rivolgo un ultimo pensiero agli Archea e a chi li studia, come il professor Giovannelli, ordinario di microbiologia all'università di Napoli, che possiamo ascoltare nel seguente video.

RIFERIMENTI:

[1] G. Fornari, M.T. Gando, V. Evangelisti, Microbiologia e chimica delle fermentazioni. Per le Scuole superiori, Ed. Zanichelli.

[2] C. Bremus e collaboratori, al seguente link: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S016816560600040X?via%3Dihub

[3] E. Molinari, Trattato di Chimica generale e applicata all'industria, vol. II, Chimica organica, tomo I.

[4] https://www.nature.com/articles/s41557-025-01845-5

[5] https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-50865-4_85

[6] https://ilblogdellasci.wordpress.com/2025/03/22/allarme-pfas/

[7] https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2019/09/18/trovati-i-batteri-mangia-pfas-ne-eliminano-fino-al-60-_4a883dde-81b7-42c2-8d1c-9d958acba0df.html

[8] https://www.repubblica.it/green-and-blue/2025/06/13/news/scoperti_in_un_suolo_veneto_batteri_mangia-pfas_gli_inquinanti_eterni-424662430/

[9] https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2400327

[10] https://ilblogdellasci.wordpress.com/2025/06/12/il-fluoro-che-mi-piace/

martedì 1 luglio 2025

Una fuga di Messiaen

In questo post interamente musicale, propongo il seguente ascolto: il brano vi porta via cinque minuti, non di più. D'altronde io stesso farei fatica a reggere ascolti più lunghi.

Dire che questa fuga di Oliver Messiaen (1908-1992) costituisca una rarità sarebbe un eufemismo: l'autore del video ed interprete, l'organista Thomas Dawkins, afferma di riuscire a trovarne sul web solo un'altra realizzazione, tratta da un file MIDI. Io mi sono fidato e non ho fatto ulteriori ricerche.

Questa fuga fu scritta dal celebre compositore francese all'età di 17 anni, quando era studente al Conservatorio Nazionale di Parigi, per un concorso del quale egli risultò vincitore insieme ad altri due compagni di studi. Le tre composizioni vincitrici del concorso del 1926 furono pubblicate in un fascicolo, che si può scaricare da QUI

Le condizioni in cui queste fughe furono scritte potrebbero essere definite molto dure. Traducendo dal volume pubblicato si legge che:

Per la composizione della fuga su un tema dato (prova del Concorso di Fuga del Conservatorio) gli studenti sono chiusi nell'edificio dalle 6:00 alle 23:30 e non possono usare alcuno strumento né consultare alcun libro di teoria.

Il soggetto è stato scritto da Henri Rabaud (1873-1949), allievo di Gedalge e di Massenet e direttore d'orchestra; Dawkins stesso, nelle note in calce al video, afferma di non riuscire a immaginare di scrivere una fuga su di esso senza potersi sedere al pianoforte e studiarlo. 

La fuga è scritta in partitura aperta in chiave di soprano, contralto, tenore e basso e non ha una strumentazione specifica. Per quanto riguarda Messiaen, credo che egli pensasse probabilmente all'organo, sebbene il brano sia interamente eseguibile (a parte i raddoppi di ottava per la parte del pedale) da un quartetto d'archi.