venerdì 3 agosto 2018

SCIENZA, GIOCO E DIVERTIMENTO ...

Tra le varie cose che mi sono divertito a fare in queste settimane, voglio menzionare qui un breve ciclo di incontri a tema scientifico in una scuola dell'infanzia della mia città, Happy School.

Chiaramente, lo scopo è divertire, suscitare curiosità e soprattutto coltivare il senso della meraviglia di fronte alla bellezza del mondo che ci circonda, attraverso il gioco e l'esperienza diretta: di certo non mi metto a insegnare scienze a bambini di 3, 4, 5 o 6 anni. 

Posso però usare qualche esperimento serio per far sorridere e divertire: è quello che ho cercato di fare in queste settimane e che fanno molti colleghi - anche più bravi di me.

Tuttavia, io parto da un principio: non devo usare strumenti e materiali estranei al mondo di un bambino, ma devo trasformare oggetti familiari e dar loro un significato nuovo.

Ad esempio, i vari strumenti per studiare l'elettrostatica sono stati da me costruiti usando materiali di riciclo, come potete vedere nella seguente fotografia.


Per il pendolino elettrostatico basta una pallina ottenuta modellando un foglio di alluminio; per l'elettroscopio a foglie (non d'oro, ma di alluminio), bastano una bottiglia, un tappo di sughero e una vite (oltre a due strisce di foglio in alluminio); per la bottiglia di Leida occorrono una bottiglia di succo di frutta, del foglio di alluminio e del filo di rame (... ah, si: poi va riempita con una soluzione satura di acqua e sale comune, conduttore di seconda specie: occhio alle scosse).

La bottiglia con lo scarico in fondo, sul sostegno in legno, è stata ribattezzata dai bambini (maschi) "la bottiglia che fa la pipì": l'acqua che cade verticalmente è deviata dall'elettricità statica di un corpo carico opportunamente avvicinato. E come corpo carico, che cosa ho utilizzato? Una semplice penna bic opportunamente strofinata su un panno asciutto (va bene anche un pezzo di carta scottex).

Altri esperimenti che ho proposto sono dei classici e spaziano dal celebre "vulcano" alla costruzione di un bosco sempre con materiali di riciclo.

Concluderò con una riflessione sulla forza motrice dell'acqua, usata un tempo per azionare le macine dei molini, le segherie veneziane, le pompe e i montacarichi nelle miniere (e oggi per far girare le turbine nelle centrali idroelettriche). 

Come esempio pratico, ecco la ruota idraulica da me costruita ai tempi in cui insegnavo alla scuola dell'infanzia con un tappo di sughero, i cucchiaini per il gelato e altri scarti:




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