Il mercurio
è conosciuto da tutti come l’unico metallo
liquido alle condizioni ambientali; è impiegato nella
costruzione di strumenti scientifici (dal barometro di Torricelli ai
termometri, dal porosimetro fino all’elettrodo a goccia di mercurio di
Hevrosky). Noto all'uomo dall'antichità, ebbe nella storia gli usi più bizzarri.
L’imperatore
cinese Qin Shi Huang Di (260-210 a.C.) si faceva preparare degli elisir a base
di mercurio credendo che esso fosse fonte d’immortalità: oggi è nota la
tossicità di questo metallo e di molti suoi composti. Tuttavia, presso i greci
e i romani, il mercurio era ancora impiegato nella formulazione di unguenti e
cosmetici.
Il simbolo
chimico del mercurio è Hg, dal suo nome latino: Hydrargyrum. Tale nome sopravvive ancora oggi anche nel termine
idrargirismo, per indicare l’avvelenamento da mercurio e i suoi effetti
nefasti, principalmente sul sistema nervoso.
Il suo
composto principale, il solfuro HgS, è di colore rosso ed è chiamato anche cinabro o
vermiglione, usato un tempo come pigmento; da esso si ottiene il mercurio
elementare per arrostimento in speciali forni.
In Italia,
le più celebri miniere di mercurio sono quelle sul Monte Amiata, in Toscana;
tuttavia, anche dalle mie parti c’era un giacimento di cinabro, ampiamente
sfruttato e descritto da studiosi quali Catullo e Stoppani e che vi presento in qualche scatto da me effettuato il 2 maggio 2011.
Tommaso Antonio Catullo (1782-1869) fu professore di scienze naturali al
liceo di Belluno e poi, dopo la chiusura di questo (nel 1815), a Verona e
infine all'Università di Padova, ove rimase fino al 1851. Nei suoi scritti, dedicati
alla geologia, si legge una dettagliata descrizione della miniera di cinabro
tra le Dolomiti, all’odierno confine tra le provincie di Belluno e di Trento.
In Vallalta, nelle vicinanze di Tiser, v’è pure una miniera di
mercurio solforato, scoperta l’anno 1778 […]. In Vallalta il cinabro esiste in picciole vene racchiuse in una roccia
argillosa che forma parte di quelle eminenze che circoscrivono la valle per dove
scorre il Mis.
L’abate Antonio
Stoppani (1824-1891), docente di geologia all’università di Pavia e al
Politecnico di Milano, è il famoso autore di un autentico best-seller, Il Bel
Paese (1876) – che nel nome, riprende un verso di Petrarca, ispirando pure, qualche
anno più tardi, la denominazione di un noto prodotto caseario.
Stoppani
comincia a raccontare le bellezze naturalistiche dell’Italia da Agordo e
dintorni: una zona ricca di giacimenti di minerali, dalla calcopirite di Valle
Imperina alla siderite manganesifera del Fursil.
Nello
stesso bacino di Agordo, a circa 16 chilòmetri dal paese, esiste lo
stabilimento montanistico di Vallalta, collocato all'estremità SO della Valle
di Mis, sul confine attuale fra il Trentino e il Regno d' Italia.
Vi si tratta
un minerale assai prezioso, cioè il solfuro di mercurio o cinabro, che nasce
dalla combinazione del mercurio collo zolfo. Bisognò vincere mille difficoltà
perché questa industria vi prosperasse.
Dal 1856 al
1870 si ebbe un prodotto di 324,856 chilogr. di mercurio e argènto vivo. Nel 1870
ne diede 34,776.
Quelle
minière ricordano un fatto che può darvi un'idèa delle difficoltà che
s'incontrano in tali imprese, e della virtuosa ma tròppo ignorata milizia che
trovasi già impiegata in tali guèrre contro le terribili fòrze della natura.
Il fatto al
quale si riferisce Stoppani è l’allagamento e il crollo di alcune gallerie della
miniera nell’alluvione accaduta durante la notte tra il 30 e il 31 ottobre 1860
e la pronta messa in sicurezza delle stesse da parte di un centinaio di
minatori, tutti sopravvissuti. Non fu l’unico evento di questa natura a
interessare la miniera e non sempre il combattimento contro le forze della
Natura ebbe un esito felice per tutti.
L’ultima alluvione,
quella del 4 novembre 1966, decretò la fine non solo delle miniere (chiuse da
tempo), ma anche di California, un villaggio fondato qualche centinaio di metri
a valle, che nel nome ricorda i tempi della corsa all’oro. Per estrarre l’oro,
si usava il mercurio nel processo all’amalgama, oggi sostituito in parte dal
processo al cianuro.
Il mercurio
era usato in altre lavorazioni, tra le quali:
- la
carotatura delle pelli per la produzione di cappelli in feltro, effettuata
immergendo la pelle grezza in una soluzione di nitrato di mercurio per separare
il pelo dalla pelle. Il sale di mercurio avvelenava progressivamente i
cappellai, che davano segni di squilibrio (e ispirarono a Lewis Carroll il
personaggio del Cappellaio Matto in Alice nel paese delle meraviglie);
- le celle al
mercurio per il processo cloro-soda, mediante il quale, per elettrolisi di una
soluzione acquosa concentrata di NaCl si ottengono NaOH e cloro gassoso;
- l’idratazione
dell’acetilene C2H2 ad acetaldeide CH3CHO.
|
Clikka per ingrandire... |
In medicina, il mercurio era ampiamente usato per trattare la sifilide, una malattia molto
comune un tempo tra musicisti, artisti, letterati e non solo. Prima dello
sbarco di Colombo nel Nuovo Continente non si trovano descrizioni di essa. Si
ritiene sia comparsa per la prima volta in Italia nel 1494 durante l'assedio di
Napoli. Essa si guadagnò molti nomi: fu detta mal francese dagli inglesi, mal
inglese dai francesi, mal di Napoli dagli spagnoli e mal spagnolo dai partenopei.
La terapia un tempo era a base di
sali e composti di mercurio, somministrato in vari modi, come nelle curiose
botti (o stufe mercuriali) ideate da Tommaso Campailla (1668-1740) e installate presso l'ospedale di Modica.
A base di
mercurio era uno speciale unguento spalmato in un cilindro di lino, ideato da
Gabriele Falloppio (XVI secolo) per essere usato durante i rapporti sessuali al fine di prevenire il contagio: il primo preservativo della storia.
I
derivati mercurici (assieme ad altri preparati a base di arsenico) furono usati
per trattare la sifilide (non senza gravi effetti collaterali) fino alla
scoperta del Salvarsan 606 - da parte di Paul Erlich - e delle penicilline,
usate oggi. Quanto detto è sufficiente
per comprendere il motivo per il quale si diceva un
tempo: "Una notte con Venere, una vita con Mercurio”.